RADICALI ROMA

Carceri, in arrivo la nuova legge regionale

Mettere ordine in un argomento delicato come la vita da reclusi non è affatto facile: ci sta provando la regione Lazio con una proposta di legge, ancora in discussione alla Pisana, che oltre a provvedimenti di carattere genrale, affronta la tutela dei diritti dei detenuti.
Diciassette articoli divisi in quattro parti, che trattano il ruolo di coordinamento del Garante regionale dei detenuti e la necessità di tutelare i diritti umani delle persone private della libertà.
Nella seconda parte, invece, la questione della sanità penitenziaria ed è finalizzata a dare attuazione alla riforma Bindi del 1999 sulla questione, che prevedeva il passaggio di competenze dal ministero della Giustizia al ministero della Sanità. Era prevista una sperimentazione in sei regioni tra cui il Lazio.
La proposta di legge prevede che ‘ci sia una diretta assunzione di responsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale e delle Asl. Il tutto – si legge nella relazione che accompagna l’articolato – in ossequio al principio della universalità delle prestazioni sia per le persone libere che
per le persone detenute. In ogni istituto penale l’Asl competente dovrebbe dotarsi di un dipartimento ad hoc con personale dedicato ai detenuti. Va ridato slancio ai Ser.T. La regione Lazio sarebbe la prima a fare una cosa del genere. Il tutto preceduto da una indagine sulla sanità penitenziaria regionale affidata ad una commissione consiliare.
La proposta si occupa anche di “ridare forza e risorse al lavoro penitenziario e alla formazione professionale, attualmente stretti tra inefficienza e scarsa qualificazione. In tal senso – viene detto dal relatore – vanno individuate risorse private e pubbliche, vanno coordinati gli interventi degli enti locali, va organizzato un network di imprese disponibili a offrire commesse di lavoro”.
Sul trattamento penitenziario la legge intende sopperire temporaneamente alle “gravissime carenze di organico degli educatori negli istituti penitenziari del Lazio”. Gli effetti sono dirompenti perché ‘non solo si vanifica il dettato costituzionale in relazione alla rieducazione e al reinserimento sociale della popolazione detenuta, ma si priva lo stesso universo carcerario laziale di un essenziale ruolo di
interlocuzione e mediazione. A risentirne – viene spiegato – è la vita interna, spesso già esasperata da cronici sovraffollamenti”.
Ad oggi nel circuito carcerario regionale la popolazione detenuta ha indici di sovraffollamento particolarmente alti. La pdl ha l’obiettivo di ottenere il potenziamento della dotazione di queste figure professionali. Il ruolo di questi ‘educatori’, è ritenuto ‘fondamentale, non solo perché seguono i detenuti mentre scontano la pena, ma anche perché riassumono i progressi o le eventuali regressioni in relazioni che, unite al giudizio dello psicologo, dell’assistente sociale e della polizia penitenziaria, sono indispensabili per permettere al magistrato di sorveglianza di decidere sulla concessione dei benefici”.
La figura dell’educatore regionale, provvisoriamente e sperimentalmente istituita dalla regione Lazio, per la durata di tre anni, avrebbe la funzione di erogare attività trattamentali nei confronti della popolazione detenuta, seguendo le direttive del ministero della Giustizia ed osservando le disposizioni impartite dalla Direzione degli istituti e dell’Amministrazione penitenziaria. Consentirebbe soprattutto, in via d’urgenza, di assicurare le necessarie prestazioni professionali in attesa di una più adeguata e prossima copertura di educatori sociali.