Nell’ultimo esecutivo Sdi di settembre la proposta di Boselli di un percorso federativo della Rosa nel pugno passò alla unanimità nella prospettiva (poi irreversibilmente bloccata da Pannella) di far determinare linea politica e programma dal milione di elettori via internet, referendum e primarie. Questo con una aggiunta richiesta da parte di alcuni di noi, e fatta propria da Boselli nella replica, di aprire contestualmente con Ds e Margherita un confronto alla luce del sole per il Partito democratico. Nulla di questo è avvenuto e il quadro si è complicato per un rischio di ulteriore scissione Ds in un nuovo contenitore che si richiama al Pse e che si aggiunge al Pd, alla Rosa e alla miriade di sigle, associazioni e partitini che gravano intorno al liberal-socialismo, del quale però nessuno ad oggi ha definito una piattaforma organica. Sarebbe quindi opportuna una moratoria sul contenitore di questa vastissima area largamente maggioritaria nel Paese per concentrarsi sui contenuti, sul che fare concretamente partendo dal maxiemendamento sulla Finanziaria 2007 oramai approvato da un ramo del Parlamento. Solo dalla sintesi di istanze liberal-democratiche e istanze socialiste può emergere una organica piattaforma liberalsocialista, su cui lo Sdi per primo deve rompere l’indugio e aprirsi ai confronti più ampi: da Turci a Bobo Craxi, da Spini a Carta, da Salvi a Sbarbati, da Manca a Rippa e Illy, e più tardi su questo collante con Fassino, Rutelli, Mussi, Parisi e quindi Prodi, che solo da una forte, meritocratica riorganizzazione del centrosinistra potrà trarre benefici e forza. In questo contesto tutti, movimenti, associazioni, partiti e componenti nei partiti dovrebbero rimettersi criticamente in discussione e, ove opportuno, sciogliersi spontaneamente (a cominciare dalla piccola componente dello Sdi denominata Socialisti liberal per il Partito democratico da me guidata) per favorire un rimescolamento ottimale finalizzato alla riorganizzazione ideologica (e non per clan ed interessi) di tutta la sinistra di governo in tutte le sue parti. Boselli e Pannella, pur rappresentando nella realtà partitica italiana la leadership più stabile, non ammettono pubblicamente l’incapacità di far decollare la Rosa nel pugno per il timore di negative conseguenze (gruppo parlamentare e presenza nel governo) e si comportano da separati in casa (con periodiche generiche dichiarazioni di disponibilità al rilancio ad ogni segreteria, l’ultima inclusa), ma non sono ad oggi riusciti ad evitare di farci fare la fine dell’asino di Buridano non avendo raggiunto una ipotesi di chiusura o di accordo percorribile su statuto, simbolo, organizzazione e regole. Se da un lato ogni segreteria preannuncia generici rilanci dall’altro i notabili di Radicali e Sdi nelle varie regioni parlano oramai apertamente della fine del progetto. Penso quindi sia utile ricordare che la ragione ultima dell’operare politico dovrebbe tendere al bene del Paese, specie in questo momento di gravi difficoltà nell’economia, nello sviluppo industriale, nei rapporti internazionali fra Stati e fra religioni (che ci riportano alle crociate), nel livello di occupazione e sottoccupazione e nell’esaurimento delle risorse energetiche e morali. La risposta possibile è una combinazione di liberalismo e di socialismo, di cui il liberal-socialismo è la sintesi, ma potremmo anche chiamarla socialismo liberale o Pierino se qualcuno preferisce: una alternativa che rappresenta un contributo nazionale, non più elitario ma oramai di massa, e potrebbe essere il collante di una riorganizzazione della sinistra di governo anche se in molti non ne hanno ancora completa coscienza o, forse, non vogliono o non possono perché dovrebbero abbandonare le discussioni su contenitori e distinguo e concentrarsi invece alla risoluzione dei gravi problemi sopra indicati per togliere il Paese dal baratro e dalla palude in cui ci ha portato la Cdl nell’ultimo quinquennio e da cui stiamo con gravi difficoltà cercando di uscirne con l’Unione. Nei giochi politici a somma zero di destra verso sinistra (vedi Nash) un comportamento razionale è infatti perseguire il meglio evitando il peggio, ossia tentare la trasformazione del liberal-socialismo in una formulazione di massa come possibile base ideologica di questa futura riorganizzazione. Ora la sua iniziale formulazione polemica dei Rosselli e dei Bobbio di molti anni fa, un “né socialismo né liberalismo”, va trasformata in una nuova sintesi positiva, un et et al di là dell’uno e dell’altro ma dentro a entrambi alla ricerca di una sintesi che la storia non ha sino ad ora conosciuto e a cui deve tendere subito lo Sdi anche cambiando nome per riaggregarsi con chi è disponibile in gran fretta per raggiungere una adeguata massa critica (in assenza della quale vi è solo velleitarismo).
Per far questo bisogna, però, voltar pagina in fretta per far fronte ad una crisi drammatica dello sviluppo economico in progressiva caduta verticale rispetto agli alti livelli del 1983. La malattia del sistema Italia appare cronica e palese. Tali indicatori economici appaiono accompagnati da demotivazione e assenteismo particolarmente palesi nel mondo della ricerca e dell’università, misurabili da chiunque in esse abbia operato negli ultimi venti anni (come il sottoscritto). Bisogna recuperare in tempi brevi, e la Finanziaria 2007 è solo un primo passo debole proprio per l’assenza di una riorganizzazione della sinistra di governo. Ricerca e sviluppo sono il grimaldello da cui dipendono lo sviluppo economico, la convivenza internazionale e la sopravvivenza del nostro standard di vita a termine senza nuove risorse energetiche. La gente sarà riconoscente a chi opererà per ottenere la risoluzione dei drammatici problemi in essere e tuttora irrisolti. Il socialismo liberale può diventare il collante di questo processo offrendo idee e soluzioni che coniugano giustizia e libertà con efficienza e progresso. Sempre che vi sia trasparenza nel processo decisionale e che qualcuno cominci magari abdicando ai suoi egoismi. Lo Sdi per la sua storia e per la sua attuale posizione deve provarci, per cui chiedo a Boselli di aprire subito il confronto con la vasta area che si riconosce nel liberal-socialismo e di convocare l’esecutivo nazionale Sdi prima della prossima direzione nazionale della Rosa nel pugno.