RADICALI ROMA

Cartelli e slogan dei laici "Abolire il Concordato"

L’auto blu sta per entrare nel­l’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede quando si ferma, esce il presidente del Senato Franco Marini che davanti a una telecamera scandisce sec­co: «Parlare di superamento del concordato mi pare fuori dalla realtà». Ma subito aggiun­ge un messaggio conciliante, so­stenendo che «il politico cre­dente è naturalmente molto at­tento alle parole dei vescovi e della Chiesa, ma può assumere le proprie responsabilità in pie­na coscienza». E’ infatti a causa delle molte polemiche scatena­te dalle posizioni contrarie del­la Chiesa sui Dico che una pat­tuglia di laici, Unione atei agno­stici, radicali, socialisti e Rosa nel pugno, si è radunata davan­ti all’ambasciata per chiedere l’abolizione di quei Patti lateranensi, il cui anniversario viene celebrato da un incontro fra le delegazioni del governo italia­no e del Vaticano, e per critica­re l’«ingerenza» della Chiesa nella politica nazionale.

 

 

 

Cartelloni e slogan irriveren­ti, tentativi di picchetti impedi­ti dalle forze dell’ordine, cori che rimbombano fin dentro Villa Borromeo. Era da molti anni che non si registravano manifestazioni del genere. I contesta­tori non sono più di un centina­io ma sono agguerriti e scalmanati. «10,100,1000 Porta Pia, il Concordato è da buttare via», urlano a squarciagola. E anco­ra, decisamente scandalosi: «Il cuore della Chiesa s’è fatto troppo grande, via i preti dalle nostre mutande». Sotto tiro il vicepremier della Margherita: «Francesco Rutelli, campione di discesa, da radicale a servo della Chiesa». Dello stesso teno­re striscioni e manifesti. Dagli insulti si salva solo il capo dello Stato: «II Concordato è tutto un magna magna. Napolitano, famo come in Spagna».

 

 

 

Fanno capolino Roberto Villetti e Rita Bernardini. «In una democrazia liberale in cui sono assicurati a tutti diritti di liber­tà, compresi quelli religiosi, il Concordato è uno strumento d’altri tempi e va superato», spiega il capogruppo della Rnp alla Camera. La neosegretaria dei Radicali risponde invece du­ramente al presidente del Sena­to: «Ha ragione Marini, abroga­re i privilegi che consentono al­lo Stato Vaticano di avere pote­re e denaro per ricattare la poli­tica italiana è fuori dalla realtà per una classe partitocratica ansiosa di spartire il bottino». Ma gli anticoncordatari nel cen­trosinistra non sono solo socia­listi e radicali. «L’offensiva con­tro i Dico del Vaticano va oltre il Concordato e l’articolo 7 della Costituzione», sostiene per esempio il capogruppo dei Ver­di a Montecitorio Bonelli.

 

 

 

La maggior parte dell’Unio­ne però la pensa in maniera op­posta. A cominciare dalla Mar­gherita. Dal vicepresidente del­la Camera Castagnetti («II no al Concordato è da sempre una posizione marginale») al mini­stro Parisi («Un tema inattuale»). Mentre il coordinatore dei Dl Antonello Soro, si dice «pre­occupato» per «alcune posizio­ni» che emergono nel centrosi­nistra. E teme che «le esaspera­zioni non aiutino a risolvere i problemi aperti» sui Dico. La Margherita ha faticosamente raggiunto un compromesso, ma i teodem sono ancora incer­ti e l’Udeur resiste.