RADICALI ROMA

Caso Welby: un fondo per le spese processuali

Il 7 giugno 2007, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, dott. Renato La Viola, ha di­sposto – relativamente alla morte di Piero Welby – l’impu­tazione del Dottor Mario Ric­cio in ordine al reato di omici­dio di consenziente. Il 5 marzo, il procuratore Gu­stavo De Marinis aveva chie­sto l’archiviazione del procedi­mento.
 
Il 6 luglio, il Giudice per l’Udienza Preliminare decide­rà tra il «non luogo a procede­re» e il rinvio a giudizio. Comunque vada a finire, la mancata archiviazione ha pro­dotto effetti gravissimi. Molti medici, anche tra quelli che ri­tengono doveroso rispettare la volontà del paziente e la Costituzione, si sono spaventati.
 
Subito dopo aver appreso dell’imputazione coatta del Dot­tor Riccio, il collegio medico che assiste Giovanni Nuvoli, il malato di sclerosi laterale amiotrofica che da mesi chie­de il distacco del respiratore, si è tirato indietro. Se si aprirà il processo, grazie all’effetto terrorizzante prodot­to, per molti malati sarà rinvia­to di anni l’effetto dei tre mesi di lotta e resistenza di Piero Welby. Se questo si voleva, questo si sta ottenendo. Il «caso Welby» aveva portato a conoscenza e alla coscienza degli italiani una realtà fino ad allora vissuta clandestinamen­te negli ospedali e al capezzale di tanti malati. Il «caso giudi­ziario» dell’archiviazione avrebbe rappresentato un pre­cedente chiaro ed immediato, una   indicazione liberatrice per i medici.
 
«Nessuno può essere obbliga­to a un determinato tratta­mento sanitario», dice la Costi­tuzione. «Welby non può esse­re obbligato a subire ancora una respirazione artificiale che non vuole più», ha corret­tamente inteso il Dottor Ric­cio. E ha obbedito: a Welby, al­la Costituzione, alla coscien­za.
 
Bisogna resistere al ricatto, rea­gire alla minaccia, attrezzarsi per una lotta lunga e difficile. L’Associazione Coscioni  della quale Welby era Co-Presiden­te, ha aperto un fondo per le spese processuali Welby-Riccio. Il fondo servirà non solo, per l’immediato, ad assicurare a Mario Riccio una difesa ade­guata, ma anche per aiutare ogni «Medico Ignoto» e «Mala­to Ignoto» d’Italia a non subi­re o far subire una tortura insensata, vietata dalla Costitu­zione.
 
È una lotta per la vita, per la au­todeterminazione delle cure, perché se si possono ignorare le volontà di una persona alla fine della vita, si possono viola­re e violentare le volontà e i corpi di tutti, in qualsiasi mo­mento.
 
La speranza – e la richiesta – è che siano innanzitutto i medi­ci ad assumere in proprio l’iniziativa, versando un contribu­to economico per difendere, insieme ai diritti dei pazienti, anche la propria deontologia professionale. L’Associazione Coscioni  garantirà e rendiconterà pubblicamente la gestio­ne e l’utilizzo del fondo.
 
 

NOTE

Segretario dell’Associazione Coscioni e Eurodeputato Radicale
(articolo tratto da«Agenda Coscioni» mensile dell’Associazione Coscioni)