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Cassazione: più tutela per le coppie di fatto

Anche i cosiddetti «nuovi parenti» hanno diritto al risarcimento in caso di perdita del proprio caro: l’attuale movimento per l’estensione della tutela civile dei Pacs porta a riconoscere anche alle coppie di fatto il cosiddetto «danno parentale».

È quanto ha stabilito la terza sezione civile della Corte di Cassazione, che nella sentenza 15760 depositata oggi sottolinea che «l’attuale movimento per l’estensione della tutela civile ai Pacs (Patti civili di solidarietà ovvero stabili convivenze di fatto) conduce all’ estensione della solidarietà umana anche a situazioni di vita in comune».

I giudici supremi erano stati chiamati a decidere sul ricorso dei genitori di un minorenne che nel luglio dell’89 morì per le conseguenze di un incidente sul mare: mentre si trovava a bordo di un pedalò sulle coste di Taormina, era stato investito da uno scooter d’acqua.

Il riferimento alle coppie di fatto è inserito in un passaggio sul riconoscimento del danno da morte di congiunti. I giudici chiariscono però che nel caso in questione «il danno parentale interessa un societas stabilizzata con vincolo matrimoniale e discendenza legittima, onde i referenti costituzionali sono certi».

Il Tribunale di Messina, il 22 aprile 1998, aveva riconosciuto colpevole di omicidio colposo il conducente (all’epoca minorenne) dell’idrogetto ed i suoi genitori per ‘culpa in vigilando ed educandò. In sede civile furono poi liquidati, come risarcimento danni patrimoniali, cinquanta milioni di lire ai genitori e 25 milioni al fratello della vittima.

Cifre che furono ritenute insufficienti dai familiari che impugnarono la decisione in Corte d’Appello: i giudici accolsero il ricorso e liquidarono 100 milioni di lire ai genitori e 40 nei confronti del fratello della vittima. Sulla sentenza di secondo grado sono stati chiamati a decidere i giudici della Suprema Corte che hanno accolto il ricorso dei genitori che chiedevano una diversa valutazione dei danni.

La terza sezione civile della Corte di Cassazione, presieduta da Vittorio Duva, ha annullato la sentenza dei giudici di Messina e rinviato gli atti per una nuova decisione alla Corte d’Appello di Reggio Calabria «per una corretta valutazione del danno parentale morale diretto». Nelle motivazioni della sentenza il relatore Giovanni ha approfondito, tra l’altro, le linee di principio sulle quali si fonda il risarcimento danni da morte dei congiunti, il cosiddetto «danno parentale».

Una lesione, spiegano i giudici supremi, che interessa due beni della vita inscindibilmente collegati: il bene all’integrità e quello alla solidarietà familiare. «Valori da considerare sia in relazione alla vita matrimoniale che in relazione al rapporto tra genitori e figli e tra parenti prossimi conviventi».

La Suprema Corte, però, non si è limitata ad affrontare la questione nel solo ambito delle cosiddette ‘coppie tradizionalì e delle famiglie riconosciute da Costituzione e Codice civile: «L’attuale movimento per la estensione della tutela civile dei Pacs – si legge nella sentenza 15760 – conduce appunto alla estensione della solidarietà umana a situazioni di vita in comune, e dunque prima o poi anche i ‘nuovi parentì vittime di rimbalzo lamenteranno la perdita del proprio caro».