Procede spedito e senza intoppi il piano triennale di assunzioni degli insegnanti di Religione. Dopo i 9.229 immessi in ruolo lo scorso mese di agosto, è quasi pronto il provvedimento – addirittura retroattivo: a decorrere dal primo settembre 2005 – per l’assunzione di altri 3.077 docenti di religione cattolica.
La richiesta è stata inoltrata da viale Trastevere ai ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica lo scorso mese di marzo e in questi giorni il Ministero dell’Economia ha dato il parere che è stato trasmesso al Dipartimento della Funzione Pubblica per il decreto di autorizzazione formale.
I “precari” di Religione. Sarà dunque completato il piano di assunzioni degli insegnanti di Religione (tra i quali il precariato praticamente non esiste) con l’ultima trance – anch’essa di 3.077 posti a decorrere dal primo settembre 2006 – per arrivare ai 15.383 stabiliti dal ministro Moratti. Assunzioni da sempre osteggiate dalla Cgil scuola che si è sempre espressa con toni forti. “Il governo – ha dichiarato all’indomani della prima infornata di docenti di religione cattolica Panini – ha voluto forzare la mano con una legge che ha sconvolto le regole del mercato del lavoro e dell’occupazione: non è mai esistito che l’assunzione in un settore pubblico avvenisse sulla base di un requisito discrezionale, perché la condizione unica per insegnare religione cattolica nelle scuole è l’idoneità rilasciata dal responsabile diocesano. E nel caso in cui – sottolinea, il segretario della Flc Cgil – il responsabile diocesano revochi l’idoneità all’insegnante, questo deve comunque essere mantenuto in servizio”.
Già, per partecipare al concorso riservato agli insegnanti di religione, oltre ad avere insegnato per almeno quattro anni consecutivi nell’ultimo decennio, in una scuola statale o paritaria, occorreva la certificazione di idoneità rilasciata dall’ordinario diocesano. E in moltissime regioni italiane i concorsi hanno avuto un numero di partecipanti di poco superiore ai posti nel triennio in questione. A giochi fatti, in Emilia Romagna, Liguria, Marche, Molise, Umbria, Veneto e Lombardia – per l’elementare e la materna – i posti a disposizione hanno superato gli idonei. Il concorso che tutti sognano: più posti che candidati.
Gli “altri” precari. Strada ben diversa per le centinaia di migliaia di precari (storici o meno), alcuni iscritti da decenni nelle graduatorie permanenti, nei prossimi due anni scolastici saranno disponibili ‘solo’ 30 mila assunzioni. E’ stato, infatti, firmato dai ministri Moratti (Istruzione e ricerca), Baccini (Funzione pubblica) e Siniscalco (Economia) il provvedimento che prevede 20 mila immissioni in ruolo nell”anno scolastico 2006/2007 e 10 mila nel 2007/2008. Un provvedimento che lascia scontenti i sindacati della scuola perché ‘le assunzioni programmate non coprono nemmeno la quota del turn-over annuale’, commenta Francesco Scrima, segretario generale della la Cisl scuola, che ‘denuncia l’assenza di analogo provvedimento per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario, ndr), area professionale i cui posti vacanti e lo specifico precariato sono a livelli percentuali così alti da mettere a rischio la stessa funzionalità dei servizi”. Insomma, nella scuola ci saranno più pensionamenti che assunzioni. “Basta fare alcuni conti”, rilancia la Flc Cgil. “Dal 2001, il ministro Moratti ha assunto a tempo indeterminato 47.500 docenti e 7500 ATA, nello stesso periodo sono andati in pensione circa 100 mila docenti e 35 mila Ata. Il saldo negativo porta alla ulteriore precarizzazione di 53.000 docenti e di 27.500 ATA e al conseguente risparmio per le casse dello stato”, dichiara Enrico Panini.
E cosa accadrà nei prossimi due anni? “Il risparmio continua! 30 mila assunzioni contro un turn over di 40 mila docenti circa. L’attuale decreto dunque non solo non comporta maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato – sostiene Panini – ma comporta un vero e proprio risparmio di spesa. L’area della precarietà nella scuola dunque si allarga, da ciò si deduce che i disagi per la scuola sono destinati ad aumentare non a diminuire”. Immediatamente prima delle scorse elezioni regionali il ministro Moratti parlò di un piano che prevedeva 200 mila assunzioni in tre anni, ma poi si rimangiò tutto.