Può apparire stonata l’attesa febbrile per l’appuntamento di oggi al Palazzo di vetro mentre la cronaca ci consegna continui rimandi proprio alla morte. E tuttavia l’emozione per il traguardo ormai a portata di mano sulla moratoria universale, dopo la lotta che Nessuno tocchi Caino e i Radicali conducono dal 1993 perché si arrivi ad un voto all’Onu, resta intatta anzi quasi si rafforza nelle parole della tesoriera dell’associazione, Elisabetta Zamparutti, che ha organizzato ieri in un cinema romano, insieme al Medfilm festival, la manifestazione a sostegno con vari artisti e personalità (Mariella Nava, Giovanni Albanese, Giovanni Anversa, Pasquale Squitieri ed altri). Ed oggi, nella sede dei Radicali, dalle 16 ci sarà un incontro pubblico per seguire in diretta satellitare il voto sulla risoluzione nella terza commissione dell’Onu.
Mentre Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, chiede anche alla Rai di mettere in campo speciali e dirette su un evento «che dovrebbe rendere orgogliosi tutti i cittadini italiani – dice – per il ruolo svolto dal parlamento, dal governo e da tutte le istituzioni». Ha lavorato e molto la Farnesina, ma anche un ambasciatore d’eccezione come il presidente Napolitano ha fatto la sua parte sfruttando ogni occasione per spendere buoni argomenti a favore della moratoria. Così come ha fatto anche in questi giorni nell’incontro con l’emiro del Qatar Al-Thani (dove vige una moratoria di fatto della pena di morte) insieme all’instancabile ministro Emma Bonino.
L’impegno, ad ogni livello, continua fino all’ultimo naturalmente, perché il voto di oggi «sarà un momento davvero storico ma è lo scoglio più duro» avverte Elisabetta Zamparutti annunciando che il testo ha raccolto finora ben 84 paesi cosponsor (ma possono aumentare); la situazione nella commissione sui diritti umani al momento non è negativa, ma è ovvio che bisogna stare in guardia: sono «circa venti» gli emendamenti presentati dal fronte pro pena di morte, guidato da Singapore, «anche se ancora non si conoscono quanti cosponsor ha questo fronte». Quello che può mettere a rischio il voto favorevole, «l’emendamento più pericoloso» secondo la Zamparutti, è quello che richiama l’articolo 2, punto 7, della Carta dei diritti dell’Onu e che ribadisce la sovranità interna degli stati membri.
C’è stata in queste ore una grande discussione sulla strategia da adottare per neutralizzarlo, con Inghilterra e Francia contrarie ad ogni mediazione per mantenere compatto il fronte promoratoria, e l’Italia che proponeva invece di presentare un subemendamento che evocasse un altro paragrafo, quello che riconosce comunque all’Onu una competenza sui temi legati ai diritti umani. La linea resta comunque quella della compattezza del gruppo perché «è chiaro – dice ancora la tesoriera di Nessuno tocchi Caino – che ogni emendamento va respinto perché è un diversivo che mira solo a scompaginare il fronte».
Resta il fatto che le previsioni del voto di oggi pomeriggio sono favorevoli: secondo Nessuno tocchi Caino la risoluzione sarà approvata «con 105-108 voti» rispetto ai 97 necessari per la maggioranza semplice richiesta. D’altra parte, già solo la Dichiarazione aveva raccolto 95 firme; agli 84 paesi cosponsor poi – che hanno messo la firma sotto la risoluzione per presentarla – vanno aggiunti anche quelli che come la Russia voteranno comunque a favore, senza contare le astensioni che possono giocare a favore. Per oggi, c’è di che essere ottimisti insomma. La votazione dell’Assemblea plenaria di metà dicembre, salvo imprevedibili rivolgimenti, sarebbe una passeggiata a quel punto, e dal Palazzo di vetro risuonerebbe forte lo stop al boia.