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Cei, il primo monito di Bagnasco "I politici seguano la dottrina"

Nessun fedele può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali”. E ancora: “La coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di una legge, in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie”. Parole di Joseph Ratzinger. Parole su cui è forgiato il testo della Nota pastorale sui Dico, che l’arcivescovo Angelo Bagnasco intende presentare oggi al Consiglio permanente della Cei.

Per l’arcivescovo di Genova la giornata sarà l’esordio istituzionale. In queste settimane monsignor Bagnasco ha già rivelato un suo stile tranquillo e ha dichiarato esplicitamente che la futura Nota della Cei non dovrà calare come una “clava” sulle teste dei parlamentari cattolici, bensì esprimere in maniera “pacata ma chiara” le indicazioni della Congregazione vaticana per la Dottrina della fede emanate nel 2002 e nel 2003. Appartengono appunto ad un testo del 2003, firmato dal cardinale Ratzinger, le tesi che vincolano i parlamentari cattolici alle indicazioni ultimative del magistero. E basta il titolo del documento del 2003: “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. “Sarebbe un errore – vi sottolinea Ratzinger – confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio, che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa”.

 

<!–/inserto–>Su famiglia, vita, scuola cattolica, affermò l’allora reponsabile dell’ex Sant’Uffizio, non sono ammissibili “compromessi”. Poi, da pontefice, ribadì ai parlamentari democristiani europei che si trattava di principi “non negoziabili”. Da allora la parola d’ordine è stata ripetuta all’infinito. Dunque, la prima volta di Bagnasco come presidente della Cei si muoverà entro binari ben stabiliti. I Dico “feriscono la famiglia” e una legge non serve, perché i problemi vanno risolti con il diritto privato, ha già preannunciato il neo-presidente. Tuttavia alla Cei si profila un cambio di metodo. Bagnasco si presenterà con una relazione breve, puntata su proposte positive per rafforzare la famiglia. Lo ha anticipato anche il cardinale Bertone. Rispetto alla Nota pastorale è sua intenzione coinvolgere realmente il Consiglio permanente. Bagnasco vorrebbe che la Nota sia discussa da tutti ed “integrata” dal dibattito.

Si deciderà poi se presentarla all’assemblea plenaria dei vescovi a maggio per darle un sanzione più allargata o diffonderla subito. L’opinione prevalente, nelle settimane scorse, era che la Cei avrebbe atteso che il disegno di legge sulle unioni civili approdasse in aula. Ma, ora che è stato lanciato il Family Day, potrebbe convenire alla gerarchia eccelsiastica indicare subito la linea per distinguere i “buoni” parlamentari cattolici da quelli “cattivi”. Nella sua relazione Bagnasco insisterà sul fatto che l’iniziativa della manifestazione è delle associazioni cattoliche.

Un altro tema, approdato sul tavolo del neo-presidente della Cei, riguarda l’obiezione di coscienza. Ieri Benedetto XVI ha ribadito l’impegno vitale della promozione della famiglia e ha affermato che “una società in cui la coscienza cristiana non vive più, finisce nel vuoto e fallisce”. Vista la piega apertamente anti-Dico del Family Day, Arcigay e Arcilesbica hanno mutato rotta. Non andranno più in piazza San Giovanni: “Gli organizzatori – affermano – hanno gettato la maschera, ammettendo che la loro sarà una manifestazione contro una parte delle famiglie italiane e contro una legge sulle unioni civili”.