RADICALI ROMA

Chiesa-Vaticano: dominio pubblico, condominio privato

  Recentemente il Papa ha lanciato un forte messaggio contro l’egoismo e l’autoreferenzialità degli uomini: ”Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato’ (..). La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata – ha spiegato Ratzinger – ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Un mondo privo di Dio è un mondo nel quale prevalgono l’arbitrio e l’oppressione, lo spargimento di sangue e l’ingiustizia, i poteri e gli interessi di parte. Se Dio viene tollerato solo come fatto privato, se viene espulso dalla vita pubblica, la società smarrisce la bussola della misericordia e dell’amore verso il prossimo”.

 

Il fatto, però, è che, sin dalle origini dell’umanità, Dio è sempre stato prima di tutto un’esperienza intima, privata, e laddove è diventata “pubblica” ha richiesto un massiccio intervento di “interpreti” e “mediatori”.

 

 

Ratzinger, fine teologo, non può non sapere che accettare il “dominio pubblico di Dio”, implica necessariamente, ahinoi, l’accettazione del dominio pubblico dei suoi rappresentanti. Un dominio che il più delle volte ha contribuito ad allontanare gli uomini dalla fede molto più di quanto abbia potuto l’impegno congiunto di tutti gli atei, indifferenti ed agnostici di ogni tempo. Va da sé che si sta parlando del nodo più doloroso e allo stesso tempo più carico di speranza per un’umanità che, da quando può definirsi tale, ha alzato gli occhi al cielo per cercare l’entità in grado di dare senso all’esistenza. Una ricerca che ha impregnato la storia di miliardi di esseri umani e su cui non è lecito speculare o giudicare. L’esperienza individuale di Dio è una realtà profonda, intima; il tentativo di farne una trasposizione pubblica, in qualunque modo uno la pensi, la trasforma invece, per forza di cose, in un atto squisitamente politico, in senso lato. E’ del tutto legittimo e naturale che quell’opinione privata di Dio, di cui parla con poca comprensione il Papa, possa diventare un fenomeno collettivo, un collante spirituale tra gli uomini, ma è altrettanto evidente che, nel momento in cui Dio esce dalla coscienza privata, diventa un fattore dell’agire politico.

 

 

Poiché Dio, purtroppo (o per fortuna, secondo il punto di vista), non verrà mai a guidare personalmente la società, dobbiamo chiederci a cosa si riferisce concretamente il Papa nel momento in cui invoca “il dominio pubblico di Dio”. Escludendo un generico invito ad operare con maggiore rigore morale, dobbiamo forse interpretare quella aspirazione come un’esigenza di maggior peso politico per la Chiesa-istituzione? Magari è un’interpretazione del tutto fuori luogo, tuttavia il dubbio sorge spontaneo in un’epoca in cui, accanto a fenomeni di crescente secolarizzazione della società, si registrano paralleli incrementi dell’immaginario mistico-religioso, tradizionalmente molto poco connesso alla profondità della fede. Una contraddizione solo apparente ma che, comunque, ultimamente, garantisce alle religioni un crescente peso politico. Un fatto del tutto legittimo, si badi bene, nel momento in cui, ad esempio, la Chiesa cerca di influenzare la vita morale della società, molto meno quando invece si traduce in precise indicazioni pratiche (è ormai esperienza quotidiana quella delle minuziose indicazioni della gerarchia ecclesiastica in ambito politico, elettorale, legislativo, costituzionale, ecc). Il confine è sottile e conviene non varcarlo anche perché, passando dal sacro al profano, si rischia molto in termini di credibilità.

 

 

Se qualcuno, ad esempio, dopo aver letto l’accorato appello del Papa per il “dominio pubblico di Dio”, si trovasse, distrattamente, di fronte alla notizia di questi giorni per cui gli immobili di proprietà della Chiesa, con finalità commerciali, verranno esentati dall’Ici, si troverebbe in imbarazzo. “Avrò letto male – penserà – forse non si parlava di dominio ma di condominio pubblico”.