RADICALI ROMA

Ci siamo anche noi per il Partito Democratico

Mi pare importante il dibattito che, su “Europa”, è stato aperto da Mario Adinolfi e rilanciato dal direttore Menichini.
Parliamoci chiaro: è forte il rischio (che questo dibattito cerca invece di scongiurare, a mio avviso) che si continui a parlare di “Partito Democratico” in modo -insieme- vago, automatico e furbesco. Vago, perché resta assente ogni discussione sui contenuti politici. Automatico, perché l’evocazione del “Partito Democratico da costruire” rischia di essere vissuta come un “refugium peccatorum” per chi non sa bene cos’altro proporre o come uscire da una situazione post-elettorale non facile. E furbesco, perché qualcuno potrebbe viverlo come un modo surrettizio per minare o sabotare una partenza forte e sicura dell’esecutivo Prodi.
E invece, il modo in cui “Europa” ha posto la questione mi pare più centrato. E allora dico la mia, da militante e dirigente della Rosa nel pugno. A mio avviso, sia la discussione sul Partito Democratico sia la partenza del governo di centrosinistra avrebbero bisogno anche di “più Giavazzi” e di più “zapablairisti”.
“Più Giavazzi” vuol dire provare, in materia economica e sociale, a trarre da un male un bene. Per paradosso, Romano Prodi si trova oggi in un momento di speciale forza personale, determinato anche dalla fragilità della situazione che lo circonda. Sarebbe quindi nelle condizioni di prendere il coraggio a due mani, e provare a dare un tono diverso, ambizioso, riformatore, ai primi atti di politica economica del Governo. La dissennata gestione, da parte della coalizione di centrosinistra, di tutto il “capitolo tasse”, ha infatti determinato guasti seri, e ha contribuito a una secca sconfitta in tutto il Nord Italia. E la stessa stampa straniera che aveva bocciato Berlusconi è oggi severa e sospettosa anche nei confronti dell’Unione. Se non vogliamo incassare subito due brutti colpi (e cioè un trionfo-rivincita alle amministrative, a partire da Milano, della Cdl, e, contestualmente, una definitiva sfiducia da parte degli osservatori internazionali), occorre che, proprio in economia e proprio nelle prime settimane di vita del Governo, ci sia uno scatto. E a mio avviso, al di là della rilevantissima questione del cuneo fiscale, proprio le “riforme senza spesa” proposte da Francesco Giavazzi (penso al tema degli ordini professionali, o a quello del valore legale del titolo di studio), potrebbero dare il senso di una pagina nuova che si apre, di una ricetta liberale non ideologica per il rilancio del paese. Si tratterebbe di un passo nella direzione giusta: e, anche, di un modo per dare risposta alle domande di innovazione che avevano determinato, nel 2001, la vittoria di Berlusconi, e che i cinque anni di governo della Cdl hanno lasciato largamente deluse. E se l’Unione non risulterà convincente proprio su quel terreno, guai seri non tarderanno a manifestarsi, temo.

“Più zapablairisti” vuol dire che anche noi della Rosa nel pugno vorremmo discutere, aprire il confronto con Ds e Margherita. Lo abbiamo detto durante la campagna elettorale, e lo ribadiamo oggi: se il Partito Democratico dovesse essere concepito solo come un incontro tra la tradizione ex, neo e post comunista e quella ex, neo e post democristiana, mancherebbe qualcosa, mancherebbe qualcosa di molto rilevante. Da questo punto di vista, la Rosa nel pugno non è stata, non è, e non vuole essere solo una lista elettorale: è un progetto che andrà avanti, crescerà e si consoliderà, e ovviamente non mollerà di un millimetro sulle questioni della laicità e dei diritti civili. Ma è e può essere un motore di riforma e innovazione, oltre che su questo fronte, su tutto il resto, dalla politica economica a quella estera, passando per la riforma della giustizia. Mi auguro che saremo tutti capaci (noi della Rosa, ma anche i vertici dell’Ulivo) di non sciupare questa occasione. Insomma, quanti mesi dovranno passare prima di un incontro politico vero, prima che si apra una discussione a cui vogliamo partecipare? Voi di “Europa” avete cominciato: e ne avete gran merito