RADICALI ROMA

Cina, i diritti umani e le critiche alla Bonino

  Il Corriere di ieri ha dato ampio spazio alle critiche per scarsa attenzione sui diritti umani rivolte da esponenti del centrodestra al presidente del Consiglio Prodi e al ministro Bonino in visita in Cina.

 

 

 

 Sul Corriere ho letto infatti Ignazio La Russa fare la morale a Emma Bonino, che avrebbe ceduto alla Cina sui diritti umani perché «contagiata dalla poltronite» e «affascinata dalla Realpolitik di Prodi». Da che pulpito viene la predica! Questo noto paladino dei diritti civili ha dimenticato le visite in Cina, nel novembre del 2003, dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi e, nel dicembre del 2004, dell’allora vicepresidente del Consiglio Fini, caratterizzate da un silenzio assoluto sull’argomento. Neanche la formula di rito «siamo preoccupati per la situazione dei diritti umani», che chiunque si rechi in Cina recita e che i cinesi accolgono di buon grado, prima di passare — come si dice — a discutere di cose serie: affari, investimenti, commerci.

 

 

 

 Anche i Riformatori Liberali Della Vedova e Taradash si sono prodigati in critiche alla Bonino, senza sentire l’esigenza di ricordare che due anni fa, quando il Dalai Lama è venuto in Italia, Berlusconi non ha trovato il tempo di incontrare la massima autorità spirituale e il simbolo della lotta del popolo tibetano per la libertà.

 

 

 

 Prima di partire per la Cina, nell’intervista al Corriere, Emma Bonino ha fatto quello che nessun ministro italiano aveva mai osato fare: la lista delle più gravi violazioni ai diritti umani lì perpetrate. Quello che preoccupa un Paese come la Cina non è un richiamo generico ai diritti umani, ma l’elenco preciso delle violazioni. Tant’è che, dopo l’intervista, l’ambasciatore cinese a Roma l’ha subito chiamata per «discuterne».

 

 

 

 Anche il presidente Prodi ha assicurato che tratterà la questione con le autorità cinesi. Se all’annuncio del capo della delegazione italiana seguiranno i fatti, ad esempio la richiesta di una moratoria delle esecuzioni capitali e della ratifica del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici che la Cina ha solo firmato, sarebbe già una piccola ma significativa svolta nei rapporti Italia-Cina, dopo le visite di Berlusconi e Fini che si sono svolte, quelle sì, all’insegna della Realpolitik.