Votare il politico che non rispetta l’embrione rappresenta «una complicità nell’omicidio». Lunedì Papa Benedetto XVI, nel suo intervento al convegno della Pontificia accademia per la vita, aveva detto che Dio non fa differenza tra l’essere umano appena concepito, il bambino e l’adulto, ma non aveva parlato esplicitamente di «omicidio» né tantomeno si era pronunciato sul voto ai candidati che ammettono la manipolazione degli embrioni. Lo ha fatto, invece, ieri – e con parole forti – Jean-Marie Le Mené, membro della Pontificia accademia della vita, intervenuto alla tavola rotonda che ha concluso il convegno internazionale svoltosi a Roma. Il tema trattato dal giurista francese, consigliere di Stato, era quello della tutela giuridica del concepito. Le Mené ha parlato, senza mezzi termini, di omicidio. Ha definito quello degli embrioni un «genocidio» e ha bollato come «complicità» il voto ai politici che non rispettano la dignità dell’essere umano appena concepito. Invitando inoltre i cattolici impegnati in politica a non essere passivi sull’argomento, ma a proporre iniziative per la tutela degli esseri umani appena concepiti.
«Votare a favore di un candidato le cui convinzioni non sono rispettose dell’embrione – ha detto lo studioso francese – costituisce una complicità con l’omicidio di quest’embrione, e quindi una grave mancanza di carità». Le Mené si è soffermato sul «dovere» di «proteggere per legge l’embrione nella fase preimpianto», prima cioè che esso si annidi nell’utero, e ha proposto di «creare, in ogni diocesi, una struttura strategica specializzata nel rispetto della vita, distinta dalla cura pastorale per la famiglia, composta di esperti convinti dell’umanità e della personalità dell’embrione», in modo da diffondere «una resistenza attiva al genocidio programmato dell’embrione nella fase del preimpianto, anticamera della clonazione umana». Di qui, ha continuato lo studioso francese, la necessità di «imporre a tutti coloro che hanno una funzione di insegnamento o una responsabilità pastorale nella Chiesa, a livello parrocchiale, il dovere di esprimersi sistematicamente prima di ogni consultazione elettorale, ed almeno una volta all’anno», sui temi della vita. Una grande mobilitazione delle strutture di base della Chiesa cattolica, dunque, quella auspicata dall’autorevole membro della Pontificia accademia della vita, le cui posizioni sono state rilanciate dal «Sir», l’agenzia dei settimanali cattolici della Conferenza episcopale italiana. Secondo Le Mené, i politici cristiani, in particolare, «non dovrebbero accontentarsi di non fare» ma al contrario «hanno l’obbligo di fare proposte positive e innovative per proteggere l’embrione». La reazione non si è fatta attendere, Emma Bonino, leader della Rosa nel pugno ha invocato un pronto intervento da sinistra: «Spero che almeno questa volta si reagisca contro questa dichiarazione assurda da parte della Chiesa… Che volete che dica? Sono senza parole. A questo punto io ribadisco: aboliamo il Concordato. Ci mancava solo che dicessero “Brucerete all’inferno!”… È mai possibile che si possa dire una cosa del genere? Se neanche di fronte a queste dichiarazioni la sinistra si alza in piedi per ribadire che c’è una libera Chiesa in libero Stato allora davvero non resta che ribadire “Viva l’abolizione del Concordato! ”».
Benedetto XVI aveva ribadito «il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento alla sua fine naturale». «Questo giudizio morale – aveva aggiunto – vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita». Lo scorso dicembre, in un messaggio ai vescovi latinoamericani, il Pontefice era già intervenuto su questo argomento: «Si facilita l’eliminazione dell’embrione – aveva detto – o il suo uso arbitrario sugli altari del progresso della scienza, che, non riconoscendo i suoi limiti… si converte in una minaccia per lo stesso genere umano, ridotto a mero strumento».