RADICALI ROMA

Compromesso Italia-Germania Sì Ue alla ricerca sulle staminali

Quando Annette Schavan, la ministra tedesca della Ricerca, ha aperto il microfono per dire che il suo Paese, alla fine votava a favore del compromesso sulle staminali, era fatta. L’Italia, a sua volta, ha tolto la riserva sul pacchetto da 54 miliardi di euro e con venti Paesi a favore e cinque contro i governi Ue hanno approvato il 7° Programma Quadro di ricerca. Con un successo tutto personale del Ministro Fabio Mussi che è riuscito a far giocare all’Italia il ruolo di ago della bilancia in questa delicatissima vicenda. L’Europa finanzierà i progetti di ricerca sulle staminali embrionali, ma non sulla parte iniziale di distruzione degli embrioni al fine di creare linee cellulari. E’ stata una giornata molto concitata, quella dei ministri della Ricerca, ieri al palazzo Justus Lipsius di Bruxelles. Aperta con un articolo in prima pagina del Financial Times che rivelava che otto paesi, tra cui l’Italia, si erano messi di traverso e rischiavano di far saltare l’accordo. Dopo il voto di giugno del Parlamento europeo che con uno scarto di 35 voti ha aperto alla ricerca sulle cellule staminali embrionali (ma solo sovranumerari), il testo doveva passare al vaglio dei governi.

Ma il blocco di minoranza dei paesi cattolici (Polonia, Slovacchia, Malta, Austria, Lituania, Germania, Lussemburgo e Italia)ha alzato le barricate. Portabandiera la Germania, Paese che ha già introdotto il limite del 2003 per la ricerca sugli embrioni (semaforo verde alla ricerca solo su embrioni prodotti entro quella data). Il ministro della Ricerca Fabio Mussi si era datto favorevole a un compromesso sulla data, puntando sull’asse Roma-Berlino, che anche a Strasburgo aveva perso per soli diciannove voti. Ma dopo un primo giro di tavolo, la presidenza di turno finlandese ha capito che con la data non si sarebbe trovata la maggioranza qualificata necessaria. La Commissione europea allora ha presentato una dichiarazione politica, in cui l’esecutivo europeo – a cui spetta la scelta dei progetti – s’impegna «a non finanziare programmi che prevedano la distruzione di embrioni, ai fini di ricerca». Ma «la Commissione continuerà a sovvenzionare le fasi successive della ricerca sulle staminali».

Ecco trovato il compromesso. Sì alla ricerca sulle staminali embrionali, ma su linee di cellule già esistenti al momento del progetto, oppure provenienti dall’estero. Naturalmente gli Stati dove è possibile questo tipo di ricerca, Regno Unito, Svezia e Spagna, possono continuare a produrre linee di cellule staminali, ma senza fondi europei. Il Ministro Fabio Mussi non nascondeva ieri la sua soddisfazione. «Ho rispettato i termini della mozione approvata dal Senato. Ma l’accordo di oggi – ha spiegato Mussi – sottolinea per la prima volta il concetto, “no alla distruzione di embrioni” aprendo la porta alla ricerca sulle linee di cellule già esistenti, che sono decine anche in Italia». Soddisfatto, nonostante la relativa chiusura rispetto al voto del Parlamento europeo (che dava via libera a ogni forma di ricerca su staminali embrionali), anche l’eurodeputato della Rosa nel Pugno, Marco Cappato, che ha tirato un sospiro di sollievo per l’esclusione di una data limite all’estrazione di cellule. Cappato ha sottolineato però «il capolavoro d’ipocrisia dei governi, per l’esclusione della finanziabilità dell’estrazione di linee cellulari dagli embrioni sovrannumerari, comunque destinati alla spazzatura».

Tiepidi i cattolici, verso cui il compromesso dei governi si muoveva. «La decisione del Consiglio appare contraddittoria – scrive in un comunicato l’associazione Scienza e Vita -. Se da una parte vieta il finanziamento di ricerche che prevedano la distruzione di embrioni umani, dall’altra autorizza l’utilizzo di linee di cellule staminali genericamente definite esistenti, senza che vi sia alcun riferimento alla data entro la quale queste linee cellulari sono state prodotte». Ma la battaglia europea non è ancora finita. Adesso l’Europarlamento deve pronunciarsi in seconda lettura sul pacchetto di fondi che dovrebbe entrare in vigore già dal prossimo primo gennaio. Con il voto di ieri la base giuridica non è cambiata, si è solo aggiunto il «bavaglio» dell’impegno politico della Commissione a non dar soldi per la distruzione di embrioni.