RADICALI ROMA

Con Pannella si fa così

La convivenza politica con Pannella? “Problema insolubile” dice Ugo Intini che aggiunge con molto buon senso e un filo di rassegnazione “Marco va preso per quel che è”. Le attuali traversie interne della Rosa nel pugno ripropongono all’attualità politica il tema. Oggi fra radicali e socialisti dello Sdi c’è il problema di una difficile sintesi organizzativa, che forse non può essere ridotto al prorompente attivismo del leader radicale, ma certo vi trova un passaggio che può definitivamente ingarbugliarlo, oppure risolverlo. Pannella è un irriducibile, nel senso che a questo aggettivo dava Pasolini quando parlava degli ebrei e degli zingari, gli unici popoli, diceva, che mai si sarebbero fatti “omologare”. Non si tratta di “purezza” ne, banalmente, di “carattere”; la non omologabilità (se così si può dire) è cosa complessa, si costruisce nel tempo attraverso la resistenza al pregiudizio altrui. La diversità di Pannella rimane non inclusa dopo le sue battaglie, vittoriose, contro la discriminazione dei “diversi”. Vladimir Luxuria entra in Parlamento, lui ne viene lasciato fuori. In fondo basterebbe poco: molti ex radicali e anche qualcuno che ex non è, o non è ancora, hanno percorso traiettorie istituzionali ragguardevoli, e per qualcuno di loro francamente spropositate. Evidentemente a lui non basta, insegue non l’esistente ma il possibile, non una qualunque riforma ma “la Riforma”, e a volte viene il dubbio che non sappia bene neanche lui in cosa consista. Eppure in un agire politico sicuramente disordinato e individualista qualche conto alla fine torna, risultati importanti segnano il vissuto di tutti, perfino il partito dei radicali (di cui naturalmente non è segretario) può ormai vantare una longevità maggiore di tanti altri più tradizionalmente condotti. Pannella e “inorganizzabile” non perché così l’ha fatto madre natura ma perché persegue un modello organizzativo libertario che prefiguri esso stesso una società più libera. Un modello necessariamente diverso da quello social burocratico, non importa se di sinistra, centro o destra, che a parole tutti dicono di voler superare. Il fatto è che se ne parla fin da prima di Tangentopoli ma per la verità finora non si è notato molto altro che una infinita serie di cambi di nome. La Rosa nel pugno può essere lo strumento adatto per superare questa impasse generale a patto, come consigliava l’altro ieri il Sole 24 Ore, di “lasciare il talento libero di esprimersi alla sua maniera” senza pretendere che timbri il cartellino di qualche comitato centrale, dove comunque molti potranno trovare posto. Proprio la storia del socialismo italiano mostra come la mera autoconservazione di piccoli gruppi dirigenti non possa protrarsi nel tempo più di tanto, senza uno scarto, un colpo d’ala. E’ difficile in questi giorni trovare traccia di qualcosa di simile nei comunicati dei vertici Sdi (e anche della base, per la verità) e anche per questo conviene loro “convivere” con Pannella. In ogni ca so non ci si annoia.