RADICALI ROMA

Con Prodi ci incontreremo qui si è celebrata una Livorno al contrario

Onorevole Pannella, cosa pensa delle perplessità di Prodi sull’ingresso dei Radicali nell’Unione?
«Le rispetto, le capisco. Non posso dire che le condivido, perché nel merito probabilmente abbiamo interpretazioni diverse del futuro e anche della storia italiana ed europea. Ma mi pare che la politica nella sua nobiltà e peculiarità comporti la possibilità di creare del nuovo tra intransigenti e non opportunisti. Noi siamo liberali, socialisti, radicali, laici e anche non violenti. Una forza politica che sia questo rappresenta una possibilità di alternativa, non solo di alternanza. E con Prodi ci possiamo incontrare per esempio sul fatto che siamo d’accordo con la sua di alternanza. Il centrosinistra e Prodi con questo soggetto politico che è nato non dovrebbero avere altri problemi che di fare i conti con la loro storia. Prodi è un democristiano storico, non può che avere delle stimmate degasperiane, quindi cattolico-liberali, anche se non sono le più evidenti».

 

Facciamo un passo indietro. Come mai avete deciso di non ripresentarvi con la CdL?
«Perché siamo radicali e loro molto poco, socialisti e anche su questo loro mi pare molto poco, laici. Posso capire anche i nostri compagni che vogliono tentare l’impossibile, e cercheremo di aiutarli ad esprimere diversità di giudizio. Ma poi dove vanno? Si torna a casa».

A proposito di laicità: l’intervento di Ruini sui Pacs vi ha aiutato a coagularvi ancora di più?
«Sicuramente. Per me, credente e laico sono sinonimi. Noi sentiamo l’urgenza di sottrarre alla violenza delle gerarchie ecclesiastiche e vaticane i credenti».

Come definirebbe il nuovo soggetto che state tenendo a battesimo in questi giorni?
«Con quelle quattro sinonimie di sopra. Oggi celebriamo Livorno al contrario, ovvero un luogo non più di scissione, ma di unione, attraverso lotte e scelte ideali».

E che cosa porta questo soggetto politico nell’Unione?
«Porta qualcosa di nuovo nell’Italia, nel mondo. L’Unione è un’alleanza per le elezioni del 2006, non una nuova forma di partito. E noi a quell’alleanza portiamo almeno una cosa, il nostro sostegno nel 2006, per l’alternanza e non per la conservazione. I contenuti sono i nostri, e non ne cambiamo neanche mezzo».

Ma come farete, per esempio, a convivere con alcuni pezzi della Margherita, o con Rifondazione?
«Ci sarà una laicità politica. Si deciderà una battaglia da fare assieme, e si farà assieme, individuando anche gli elementi polemici rispetto agli altri. Non dobbiamo scrivere ognuno il nostro Capitale. Davanti a Bertinotti che rivendica un’egemonia, dico che è così, senza di noi. I veri riformatori siamo noi. Si tratta di una sorta di unità dialettica ­ anche se non amo questo termine ­ ma c’è».

Vi presenterete con una lista unica?
«Stiamo studiando e riflettendo sulle modalità migliori, da questa al discorso sui collegi».

Ma è vero che intendete candidare Adriano Sofri?
«Ci stiamo pensando, ma poi nel concreto è tutto da definire».

Quanti collegi pensate di ottenere?
«Speriamo in 316 deputati e 170 senatori».

Come Unione?
«No, solo noi. È quello che speriamo, poi magari ne avremo un po’ di meno».