RADICALI ROMA

Concordato, Prodi vede Bertone e Ruini Il premier ai suoi: «Incontro importante»

L’incontro è una cerimonia dal protocollo rigido e particolarmente formale. Eppure nel pomeriggio di oggi il premier Romano Prodi sembra deciso a non lasciarsi sfuggire l’occasione della celebrazione del Concordato tra Stato e Chiesa, quei Patti Lateranensi firmati l’11 febbraio di 78 anni fa. Per la prima volta, da quando è esplosa la bufera sulle coppie di fatto, vedrà negli occhi il cardinal Camillo Ruini, il presidente della Cei. «È un incontro molto importante», ha detto a cena con il suo staff, dopo aver incontrato nel pomeriggio il sottosegretario Enrico Letta. Prodi vorrebbe trovare il modo di raffreddare quel clima che tra Chiesa e governo si è andato arroventando nelle ultime settimane per via del disegno di legge sulle coppie di fatto, i Dico. Però è proprio alla Cei che di Dico non vogliono sentire parlare. Il Concordato non c’entra con le coppie di fatto, ha infatti scritto ieri in prima pagina l’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. E lo ha fatto scrivere a Carlo Cardia, uno dei coautori della revisione concordataria del 1984. «Certi settori laici sviluppano un ragionamento strumentale per mettere in crisi le relazioni tra Stato e Chiesa…», ha vergato Cardia nell’editoriale. E ha rilanciato: «Chiunque vede che siamo di fronte ad una specie di ritorsione censoria che chiama in causa questioni che non hanno alcun rapporto tra di loro». Con queste premesse, Romano Prodi varcherà alle 17 la soglia di Villa Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, e con lui ci saranno i due vicepremier, Francesco Rutelli e Massimo D’Alema. Come da protocollo.

 

E come da protocollo la delegazione di governo rimarrà mezz’ora faccia a faccia con la delegazione vaticana, guidata dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, accompagnato, appunto, dal cardinal Ruini.

 

 

 

«Le conversazioni verteranno sulle questioni politiche generali, sulle problematiche concordatarie e su altri temi bilaterali di attualità», ha mandato a dire una generica nota della Farnesina qualche giorno fa. E non ha aggiunto altro. Altro non ha voluto aggiungere nemmeno il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che mezz’ora dopo, alle 17.45, raggiungerà la delegazione di governo, «scortato» dai presidenti dei due rami del Parlamento, Franco Marini e Fausto Bertinotti. Il loro incontro durerà in tutto una ventina di minuti, sempre secondo le ferree regole del protocollo. Il capo dello Stato non sembra aver alcuna intenzione di affrontare con i vertici ecclesiastici argomenti di stretta attualità, e soprattutto i Dico. Del resto Napolitano si era già spinto fin troppo da Madrid a parlare di coppie di fatto, suggerendo al governo di ascoltare le ragioni della Chiesa. E ora il confronto sembra rimanere tutto nelle mani di Prodi. Anche se da fuori ci pensano il ministro Emma Bonino ed Enrico Boselli, presidente dello Sdi, a far sentire le voci dissonanti. «Il disegno di legge sui Dico risente dei diktat della Chiesa», ha detto la Bonino. E Boselli: «Il Concordato è superato nei fatti».