RADICALI ROMA

Conflitti e violenza

Mi sono chiesto quante guerra, oltre a quelle in Ucraina e  in Palestina sono in corso e ho trovato che secondo l’istituto di Heidelberg per la ricerca internazionale sui conflitti,  nel 2022 erano in corso i seguenti conflitti: 

Dispute 74,

Crisi non violente 73,

Crisi violente 174,

Guerre limitate 21,

Guerre 21,

Il numeri di conflitti violenti negli ultimi 10 anni sono in aumento. Di seguito puoi accedere a una mappa  offerta dell’università di Uppsala

Nel 2022 sono morte poco meno di 250.000 persone in conflitti violenti 

Guardando questi dati, ho maturato alcuni ragionamenti:

In Europa pensavamo di aver superato il fatto di risolvere i conflitti in modo violento; oggi vediamo che la pace duratura é stata semplicemente un’illusione. L’Europa si sta riarmando.

Noi umani inventiamo spade, cannoni, carri armati e, infine, armi di distruzione di massa. Attualmente sono a disposizione 13.000 armi nucleari di cui 4.000 immediatamente pronte all’uso. 2.000.000.000 persone vivono in zone coinvolte in conflitti.

Perché veniamo continuamente trascinati in conflitti violenti e ci inventiamo armi con capacità distruttive enormi? Cosa possiamo fare per interrompere le guerre in corso o meglio per evitarle?

I conflitti sono l’espressione delle diversità culturali; fanno parte della nostra vita; evidenziano le molteplici possibilità di scelta che abbiamo, sono parte delle nostre libertà. 

I conflitti servono per la trasformazione della società, per un progredire; senza conflitto tutto rimane statico. 

Il punto, però, è trovare il modo di risolverli non violentemente.

William Ury racconta la storia dei 17 camelli:  

Un padre con tre figli promette al figlio maggiore la metà dei suoi cammelli, al secondo un terzo e al più giovane un nono. Quando muore aveva 17 cammelli; non divisibile per 2 né per 3 e non per 9. I fratelli litigano violentemente e poi vanno a chiedere consiglio a un saggio. Il saggio risponde che non può aiutarli ma gli è rimasto un cammello che possono prendere. 

Adesso avendo a disposizione 18 cammelli, il maggiore prenderà la metè, 9 camelli, il secondo un terzo, 6 cammelli e il più giovane un nono, 2 cammelli. 9+6+2=17, in questo modo i fratelli restituiranno il cammello rimanente al saggio e tutti saranno soddisfatti.

Un modo per risolvere i conflitti sembra quello di modificarne il punto di vista; vedere la situazione da più angolature, prendere della distanza. Se tutti vogliono vincere, è inevitabile alla fine perdere. A furia di fare “occhio per occhio”, si finisce per diventare ciechi.

Non dovremmo noi Radicali avere ampia padronanza nel comprendere le preoccupazioni della controparte? Quelle preoccupazioni nascoste che non si rispecchiano immediatamente nelle reciproche posizioni?

Un altro elemento da prendere in considerazioni sono le parti terze. Due contraenti non sono mai da soli ma hanno innumerevoli rapporti con terzi, che possono intervenire. Un potenziale terzo è l’ONU. Dalla sua costituzione nel 1945 ha organizzato 70 missioni di pace, anche queste dal 2015 in diminuzione. Attraverso queste missioni sono state salvate migliaia di persone.

Ma consideriamo anche che L’ONU è stato pensato con obiettivi più ampi. Dopo le due guerre mondiali, con ca. 17.000.000 di morti nella prima e ca. 70.000,000 morti nella seconda, si è a lungo cercato un modo per prevenire ulteriori conflitti.  Vedi lo statuto.

Le guerre erano uno strumento considerato legittimo per raggiungere i propri obiettivi e difendere i propri interessi; dalla costituzione dell’ONU non poteva più essere più così. Se gli Stati non osservano questo principio il Consiglio di Sicurezza è chiamato ad intervenire.

In più occasioni, però, lo stesso Consiglio di Sicurezza è stato neutralizzato dalle grandi potenze stesse che non riescono a mettersi d’accordo e detengono armi nucleari, e continuano ad usare guerre come mezzo per difendere i propri interessi. La NATO stessa non sembra solo difensiva.

L’ONU non è in grado di tenere il passo con l’evoluzione della situazione geopolitica.

Se, quindi, l’ONU da una parte è immobilizzata e dall’altra parte i Paesi non vogliono prendere in considerazioni punti di vista diversi e guardare le cose con più prospettiva, cosa si può fare?

Alcuni propongono le sanzioni; altri lavorano ad un sistema di preallarme .

Ad alcuni di noi radicali piace pensare che un ordinamento democratico aiuti ad evitare le guerre; se i cittadini devono decidere in autonomia, tendenzialmente non decideranno di andare a combattere. Sarebbe un orizzonte da indagare meglio, tenendo però presente un dato sconcertante e in controtendenza: le democrazie stanno diminuendo e, in particolare le nostre democrazie occidentali sono attualmente considerate in crisiVedi anche il libro di Colin Crouch.

Ritengo che il punto di vista Radicale debba essere quello delle soluzioni non violente dei conflitti! Sempre.

Siamo per quella cultura che vuole vedere le preoccupazioni delle controparti e per questo capace di costruire il ponte da attraversare per arrivare ad una soluzione pacifica.

Purtroppo però, mi sembra che non siamo ancora tanto bravi a farlo; impegnamoci ad impararlo!