RADICALI ROMA

Consumo o spaccio Deciderà il giudice

«La differenza tra spaccio e consumo va definita dal giudice, non dalle tabelle». Poche parole del ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, a margine della Conferenza del Gruppo Pompidou sulle politiche antidroga nei Paesi dell’Unione, anticipano la riforma della legge sulle tossicodipendenze. «E’ assurdo definire qualcuno spacciatore in base ai quantitativi di sostanza che ha addosso – dice il ministro -, perché soltanto con indagini serie si può stabilire se una persona spacci oppure no. E queste le può ottenere soltanto un magistrato». Ma la lotta alle droghe si estende a tutto campo e si parla anche di abuso di alcol. Presto potrebbe esserne vietata la pubblicità. Ferrero denuncia il fallimento della Fini-Giovanardi, perché «le politiche sulla repressione dei consumi e la confusione sulle sostanze non hanno prodotto gli effetti sperati» e si assiste a un progressivo aumento dell’uso e dell’offerta. Ma anche a un pericoloso abbassamento dei prezzi. La cocaina ruba la scena alla cannabis. «Mi hanno riferito – rivela il ministro – di dosi comprate a Napoli a soli 8 euro».

L’Italia porta così alla Conferenza di Strasburgo il suo programma. Basato su quattro pilastri. Prima di tutto, lotta al narcotraffico che Ferrero immagina come «azione di intelligence» in cui la politica interna deve andare di concerto con quella di altri Paesi per «chiudere il rubinetto della produzione e non fornire materiale di spaccio». Impresa più che ardua, se si pensa al giro giro d’affari e alle connessioni anche politiche delle mafie interessate che commerciano, indifferentemente, droga ed esseri umani. O se si prende in considerazione l’economia di un Paese come l’Afghanistan in cui un po’ più di metà del prodotto interno lordo è basato sui proventi delle colture di oppio.

Secondo pilastro. «Prevenire e informare». Il ministro annuncia lo studio, insieme con la Pubblica Istruzione, di una campagna destinata ai giovani. Argomento delicato, perché in altri casi si sono ottenuti effetti contrari, stimolando anziché abbattere l’interesse per «il proibito». «Così – continua Ferrero – abbiamo messo al lavoro esperti capaci di trovare il giusto modo e i migliori testimonial per un’informazione efficace».

Il terzo punto riguarda cura e riabilitazione. «Che vorrei non soltanto centrate sul piano medico farmacologico, ma capaci di abbracciare una tematica più vasta, puntando sull’analisi dei bisogni dei giovani, sulla loro ricerca di identità», sostiene Ferrero.

Infine, la riduzione del danno. Secondo il ministro, il precedente governo aveva fatto distinzione tra comunità e comunità. «Credo – osserva – che ci debba essere libertà di sperimentazione scientifica in questo campo. E saranno le Regioni nelle quali hanno sede le varie comunità a monitorare i progressi di un sistema piuttosto di un altro».

Altro tema caldo, il crescente abuso di alcol, soprattutto tra i giovani. S’incomincia con la bevanda soft, e si va avanti. «Il guaio è – spiega il ministro – che non si ha la percezione del rischio». In questo aiutati da una massiccia campagna pubblicitaria che, oltretutto, è ingannevole perché lega il consumo di alcol a un messaggio di tipo erotico, quando è noto che l’abuso di sostanze alcoliche abbatte la libido. Eppure, nelle immagini degli spot, c’è sempre un uomo giovane e bello, con un bicchiere in mano, attorniato da donne che fremono di desiderio. Tutto questo, in Italia, potrebbe finire. «Abbiamo incominciato a discutere della questione con la Consulta sui problemi alcol correlati – annuncia Ferrero – e potremmo anche imboccare la via già intrapresa dalla Francia che ha vietato la pubblicità degli alcolici». Di tutti, anche del vino? «Siamo soltanto ai primi passi di un progetto. Vedremo…».