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Conti, confronto Padoa-Schioppa e Giavazzi

Scambio di mail e confronto dai toni accesi fra il ministro dell’Economia Tommaso Padoa- Schioppa e l’editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi. Un «carteggio» avviato dal ministro, che ha spedito una mail a Giavazzi e ad altri 92 destinatari fra i quali il Governatore della Banca d’Italia, ministri, economisti, banchieri, top manager ed esponenti della cultura. Pubblicata ieri da Il Foglio, la corrispondenza a sua volta ha alimentato un dibattito sui conti pubblici.
Tutto è cominciato con l’editoriale di Giavazzi «Se la ripresa è in pericolo» pubblicato sabato sul Corriere. Nell’articolo vengono sottolineate le preoccupazioni di Prodi per le richieste di una Finanziaria «soft» e si dice: «Il ministro dell’Economia non aiuta quando, come in un recente dibattito con il presidente di Confindustria, ripete “non voglio sentir parlare di tagli”».

Padoa-Schioppa replica con la mail nella quale a sua volta sottolinea di aver sostenuto «la necessità di una forte correzione di bilancio compiuta soprattutto dal lato della spesa, riformando i quattro grandi comparti dai quali essa scaturisce: funzioni dello Stato centrale, rapporti finanziari tra questo e i governi locali, previdenza, sanità». «Caro Francesco… per compiacere un tipo di pubblico che anch’io conosco bene, hai dunque commesso due falli gravi: hai alterato i fatti e presentato un’analisi superficiale. Capisco il bisogno del Corriere di riconquistare le copie perdute a favore del Giornale e di Libero, ma non che nell’essere – forse involontariamente – partecipe di questa operazione tu metta a repentaglio la tua reputazione di onestà intellettuale e di buon economista».

Immediata la risposta di Giavazzi: «Egregio Ministro… sono esterrefatto dal leggere l’espressione della Sua contrarietà e la Sua meschina insinuazione — tanto assurda da ricordare un linguaggio che si usava nell’Unione Sovietica degli anni Trenta». «Sulla sostanza del Suo dissenso, prosegue Giavazzi, «comprendo che per Lei il problema del controllo della spesa pubblica si riduce a varare ampie riforme. Mi pare scontato ma di questo sinora non abbiamo visto alcun segnale concreto. Quali sono stati, al di là delle affermazioni di principio, i passi concreti che Ella in questi mesi ha compiuto affinché su scuola, pensioni, sanità, pubblico impiego, enti inutili, finanza locale ci si incammini sul binario che Ella auspica?».

Il confronto non è ovviamente passato inosservato. Fra gli economisti con il ministro è Giacomo Vaciago: «Il Dpef che Tommaso Padoa- Schioppa ha firmato è il più ambizioso e coraggioso degli ultimi 20 anni». Mentre lo attacca Renato Brunetta, europarlamentare di Forza Italia: «Se il ministro fosse un mio studente, lo boccerei. Finora ha avuto un ruolo da cattivo ufficio studi». Più «attendista» è invece Tito Boeri: «Ora la Finanziaria dovrà concentrarsi sulla spesa pubblica. Su questo lato serve un aggiustamento, non su quello delle entrate. Ogni giudizio potrà poi essere dato sui risultati». Concorda nella sostanza Fabrizio Onida: «Il ministro ricorda a Giavazzi che il governo non sta con le mani in mano. Diamogli tempo, non c’è ancora la Finanziaria». Fra i “tecnici” il presidente della Consob Lamberto Cardia si schiera con Padoa- Schioppa: «Riuscirà a trovare l’equilibrio migliore». Sulla stessa linea è il banchiere della Bpm Roberto Mazzotta, mentre per il presidente del Monte Paschi Giuseppe Mussari «sono preferibili gli investimenti ai tagli». Fra politici e sindacalisti infine Daniele Capezzone, esponente della Rosa nel Pugno e presidente della Commissione Attività produttive della Camera, giudica «una risorsa preziosa» gli stimoli di Giavazzi.

Sergio Bocconi