RADICALI ROMA

L’importanza di una “sana-movida” – A cura di Giovanni Brajato

La questione della Movida è stata per troppo tempo affrontata in maniera superficiale e strumentale dalle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida della Capitale, approcciandosi al tema solo attraverso degli spot elettorali e con misure sanzionatorie utili esclusivamente a guadagnarsi il voto dei residenti esasperati, senza però offrire delle soluzioni reali.

La Movida è un fenomeno estremamente complesso, che tocca a sua volta fenomeni come la questione abitativa, quella urbanistica, la concessione delle licenze e tanti altri ancora. È evidente che un fenomeno cosi complesso non può essere affrontato solamente imponendo dei divieti sulla vendita di alcolici, senza neanche immaginare una distinzione tra le varie tipologie di locali colpendo così anche le realtà più virtuose.

Per questo Radicali Roma contesta gli strumenti proibizionisti e sanzionatori come le ordinanze e i regolamenti della polizia urbana.

Nell’affrontare il fenomeno è fondamentale distinguere e definire cosa determina la differenza tra gli attori di una buona e auspicabile “sana-movida” e invece gli attori di una dannosa “mala-movida”. É proprio la seconda il cuore del problema perché allontana e colpisce la prima che invece può essere una straordinaria opportunità per le comunità e la città.

La “sana-movida” ha un ruolo positivo perché genera valore sul piano:

  • economico, con opportunità imprenditoriali importanti;
  • sociale, perché rappresenta una risposta al bisogno non demandabile di socialità;
  • culturale, perché una città che non è in grado di offrire spazi di aggregazione anche culturale nelle ore serali non è attrattiva per una parte di cittadini, turisti e investitori;
  • della sicurezza, perché le città blindate, spente, e proibizioniste sono regressive, insicure, e facile ostaggio della criminalità.

Il problema dei “format” e dell’offerta è centrale; inutile blindare le attività dei pubblici esercizi, sottoporle a rigorosa regolamentazione se poi con pratiche veloci si possono avviare attività che fanno liberamente quello che i pubblici esercizi possono fare solo nel rispetto di una miriade di regole.

L’intreccio inestricabile tra dinamiche positive della sana-movida e la mala-movida impone di immaginare soluzioni complesse. E’ questo che rende inefficaci le singole delibere e le regolamentazioni via via più repressive.

Quindi è necessario intraprendere un percorso di dialogo tra tutti gli attori della Movida: esercenti, residenti e consumatori organizzando degli incontri di confronto tra comitati di quartiere e associazioni degli esercenti.
Da questi incontri devono nascere proposte, idee e iniziative comuni con una prospettiva a 360 gradi per superare la logica dello sconto che per troppo tempo è stata cavalcata, ai soli fini elettorali, dalla politica romana.

Gli esercenti della “sana- movida”, che troppo spesso sono colpiti nelle tasche da politiche miopi e proibizioniste che rendono oltremodo difficile fare impresa a Roma, chiedono di essere responsabilizzati nella gestione degli spazi comuni e sono fortemente motivati a dotarsi di “best practice” in grado di migliorare la quotidianità della movida. Ad esempio:

  • installare dei rilevatori di Decibel per il rispetto delle norme vigenti in materia,
  • predisporre dei circuiti di “vuoto a rendere” per ridurre l’inquinamento e l’uso della plastica,
  • dotarsi di personale di sicurezza per l’incolumità di tutti gli attori della Movida nelle sere di maggior affluenza, prevedere dei servizi di pulizia degli spazi comuni in prossimità dei locali,
  • programmare dei servizi di navette per raggiungere i luoghi della movida per disincentivare l’uso dei mezzi privati.

Tutte utilizzate in altre grandi metropoli nel mondo, devono essere incentivate e facilitate dall’amministrazione comunale per sviluppare, nell’interesse di tutti, una “sana-movida” come fenomeno fondamentale per lo sviluppo sociale, economico e culturale della Capitale.

L’amministrazione comunale deve rinunciare alle sue politiche repressive per riprendere il ruolo di pianificazione, organizzazione e regolazione di questo fenomeno complesso.
Senza un ritorno del Comune e dei Municipi a uno studio serio del fenomeno, a una conoscenza e gestione del ritmo di incremento e delle composizione dell’offerta della vendita di alcolici sarà impossibile frenare le dinamiche che impediscono lo sviluppo assolutamente necessario in una grande metropoli come Roma di una “sana-movida”.