RADICALI ROMA

Corriere della Sera – I veleni della Metro C. Doppio attacco all'assessore Improta

Nel mirino l’accordo attuativo con il consorzio
Lettere del Dipartimento e della Ragioneria Coo
Ancora non si sa se la metro C arriverà al monumento

Sulla metro C, dopo mesi di litigi, proteste, trattative, siamo da capo a dodici: l’opera, nonostante i 39 milioni stanziati ieri dalla Regione, è «impantanata», il Consorzio chiede il rispetto degli impegni presi dal Campidoglio (il pagamento della seconda tranche della delibera Cipe da 23o milioni, più i primi 3,5 milioni per il pre-esercizio della tratta Pantano/Centocelle), i cantieri vanno avanti a rilento. E, all’interno delle strutture dirigenziali del Comune è un vero e proprio «tutti contro tutti». O meglio: tutti contro l’assessore alla Mobilità Guido Improta, «regista» dell’accordo attuativo tra Roma Metropolitane e il Consorzio. Un documento, siglato il 9 settembre scorso, che avrebbe dovuto sancire la «rinuncia tombale» delle imprese ad ogni contenzioso e che viene «disconosciuto» da tutte le strutture dell’amministrazione. A cominciare dal Dipartimento alla Mobilità, che dipende proprio da Improta, per proseguire con la coppia Salvi/Morgante (rispetti- Milioni di euro sono quelli che il Consorzio Metro C, che sta realizzando l’opera, deve avere in seguito ad un lungo contenzioso iniziato nel 2007, transato nel 2011 e «approvato» sia dal Cipe che dalla Corte dei Conti. Di questa cifra, il Campidoglio ne ha stanziato circa la metà vamente ragioniere generale e assessore al Bilancio). Uno scambio epistolare fitto, molto chiaro, che oggi — per iniziativa del consigliere Radicale (ma eletto nella Lista Marino) Riccardo Magi — sarà accessibile a tutti sul sito opencampidoglio.it. Un’operazione «trasparenza», per far capire cosa accade intorno alla più grande infrastruttura del Paese, investimento da almeno 3,5 miliardi di euro, dei quali buona parte già spesi. Lo scambio di pareri, all’interno del Comune, è della fine dell’anno. Il 27 novembre, scrive il dirigente del Dipartimento Mobilità Pasquale Donia. Che, dopo le «premesse» nelle quali ripercorre le tappe della linea C (bando, aggiudicazione, inizio lavori, contenziosi, varianti) entra nel vivo del problema: «La struttura tecnica del ministero Trasporti ha ritenuto che gli articoli 5 e 7 dell’atto attuativo costituiscono una nuova transazione, allor quando prevedono riconoscimento di obbligazioni non ricomprese nella delibera Cipe». Si tratta dei 90 milioni in più da riconoscere alle imprese, più i costi per il pre-esercizio che dovevano essere ricompresi nell’appalto. Il Dipartimento spiega che «queste obbligazioni, se non finanziate dallo Stato e dalla Regione, ricadono solo sul Comune con conseguenti debiti fuori bilancio». Di conseguenza, si determina di «non approvare l’atto attuativo del 9 settembre relativamente alle parti novative rispetto alla delibera Cipe» e di «chiedere a Roma Metropolitane di sospendere l’efficacia del-l’attuo attuativo». E la Ragioneria, il 18 dicembre, puntualizza: «Il riconoscimento di ulteriori somme a favore del Contraente generale comporterebbero un aumento della tratta T4-T5 da 995 milioni a 1.004 milioni di euro». Extracosto che «ricadrebbe interamente su Roma Capitale, qualora il Cipe non accordasse nuovi e maggiori finanziamenti statali». La domanda resta: quell’atto è ancora valido oppure no?

Ernesto Menicucci