RADICALI ROMA

Corriere della Sera – La forza dei simboli e la parola «nomade»

Cronaca di Roma, di Riccardo Magi, pag. 14 – Sulla prima pagina del Corriere di ieri Luca Mastrantonio commenta la decisione del sindaco Marino di emanare una circolare che vieti l`uso del termine «nomade» negli atti dell`amministrazione, liquidandola come «un`astratta circolare da Accademia della Crusca». Le parole sono importanti, soprattutto se usate in maniera inappropriata. In Italia i cittadini Rom, Sinti e Camminanti rappresentano lo 0,2% della popolazione, cioè circa 170 mila individui (una delle percentuali più basse in Europa). Di questi, solo il 2-3% pratica ancora forme di nomadismo (secondo una indagine condotta dal Senato); 40 mila vivono in campi, i restanti in abitazioni. Eppure oltre I`80% degli italiani continua a ritenere che Rom e Sinti siano «nomadi». Per questo l`Osce ha invitato l`Italia a non designare tale minoranza con il termine «nomade». Secondo la «Strategia nazionale di inclusione di Rom e Sinti», documento adottato dal Governo in attuazione delle direttive europee, «è ormai superata la vecchia concezione che associava a tali comunità l`esclusiva connotazione del nomadismo, termine superato sia da un punto di vista linguistico che culturale e che peraltro non fotografa correttamente la situazione attuale». Non è un mero problema terminologico. Definire «nomadi» dei cittadini – di cittadinanza per lo più italiana – significa ammettere implicitamente che essi siano per natura inadatti ad abitare come gli altri italiani. È proprio su questa definizione che si è basata la politica di segregazione etnica dei «campi nomadi» che, sempre secondo il Senato, «ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa dell`esclusione sociale». A Roma la gestione di poco più di 7 mila persone è stata affrontata come un`emergenza, e per alcuni come un grande affare. Per (`«emergenza nomadi» sono stati spesi negli anni scorsi milioni di euro: una follia costosissima, oltre che illegittima. Strutture come i campi nomadi non sarebbero accettabili per nessun cittadino in condizioni di povertà estrema, ma lo diventano per un rom in quanto «nomade». Centri come quello di via Visso, per cui l`amministrazione spende milioni di euro l`anno per tenere 300 persone stipate in stanze sovraffollate e senza finestre. È ora di affrontare questo problema come si affrontano nelle grandi città i problemi abitativi dei baraccati, degli indigenti, al di là della loro etnia, con soluzioni come l`housing sociale, autocostruzione assistita e la fine della discriminazione nell`accesso alle case popolari. Il sindaco Marino con quella circolare ha fatto il primo passo verso un cambio di prospettiva assolutamente necessario.