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Corriere della Sera – «Metro C, sbloccati 47 milioni e l'accordo attuativo è valido»

Campidoglio. «Il problema della variante 45, ma non c’è alcun rischio di debiti fuori bilancio»

L’assessore Improta nessun inganno, il sindaco sapeva tutto.
Punto primo: «L’atto attuativo (quello siglato il 9 settembre scorso tra Roma Metropolitane e Consorzio Metro C, ndr) è assolutamente valido». Punto secondo: «E vero, alcuni degli impegni lì contenuti devono ripassare attraverso il Cipe».
Sala Pietro da Cortona, Musei Capitolini, tardo pomeriggio. Guido Improta, assessore alla Mobilità, ha appena spiegato il suo Pgtu ai comitati, risposto alle mille domande di chi gli chiede del prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero («c’era di mezzo una compensazione urbanistica, non approvata da Comune e Regione», spiega), dei varchi d’accesso in centro, della nuova fermata della Bi a piazzale Jonio. Improta risponde a tutti, gentile ma fermo, infila l’impermeabile blu (fuori sta piovendo), mette la sciarpa, stringe la cartellina sotto al braccio. E, sulla scalinata dei musei, risponde anche al Corriere sulla metro C e sulle polemiche di questi giorni. In particolare, sulle lettere di Dipartimento, Ragioneria e assessore al Bilancio che «sconfessano» quell’atto attuativo di settembre, accordo nato per chiudere in «maniera tombale» tutti i contenziosi sulla linea e che si è trasformato in un ulteriore elemento di discussione. Improta spiega: «Non c’è nessun problema. L’accordo è valido, ma è chiaro che dove si prevede il pagamento di altre somme che non riguardano i 23o milioni del contenzioso ratificato dal Cipe, ci sarà bisogno di una nuova istruttoria». Quindi, insiste Improta, «nessun rischio di debiti fuori bilancio per il Comune o della necessità di doverci accollare anche le quote degli altri due enti finanziatori, cioè Regione e Comune». L’assessore fa una pausa, poi sorride: «Anzi, le do una notizia, questa sì nuova…». Sarebbe? «Che il ministero delle Infrastrutture ha sbloccato un’altra tranche di pagamento da 47 milioni di euro». E 39, il giorno prima, ce li aveva messi la Regione. Le imprese, così, dovrebbero respirare un po’ e i cantieri andare avanti. Improta, però, ha un altro sassolino da sfilarsi dalla scarpa: «Ho letto — dice — che secondo il consigliere Magi il sindaco sarebbe tratto in inganno… Ma quando mai? Come si fa a dire certe cose?». Il sindaco, cioè, aveva capito che con l’atto attuativo arrivavano al Consorzio altri soldi: 90 milioni di «adeguamento» più il pagamento del pre-esercizio? «Abbiamo fatto una valanga di riunioni con Marino, era al corrente di tutto». Benissimo. Ma come mai alle imprese è stato riconosciuto un 3,75% in più su tutta la tratta, pari a circa 90 milioni di euro? «E molto semplice. La delibera Cipe chiudeva tutti i contenziosi fino al 2011, data della chiusura della transazione sui 23o milioni. Noi, con l’atto attuativo, siamo arrivati fino al 2013». E quindi? «Restava fuori una sola cosa. La variante 45, dovuta alla modifica delle norme antincendio volute dai Vigili del fuoco. Potevamo lasciarla lì, ma l’importo equivaleva al 3,75% in più». Poi, prima di andare via, la battuta napoletano/romanesca: «Sa qual è la verità? Che nun ce vonno sta…». Con chi ce l’abbia, però, non è dato sapere.

Ernesto Menicucci