RADICALI ROMA

Cuperlo: Forum etico non per i diritti civili

  «Discutere fa sempre bene». Ma bisogna «chiarirsi su quali siano i temi eticamente sensibili e quali siano invece i diritti dei cittadini». Senza questa distin­zione basilare, anche l’idea di un “forum etico permanente” del Pd, pensata all’indomani dello scontro tra il partito di Veltroni e la sinistra sulle unioni civili in Campi­doglio, rischia di non risolvere i problemi di fondo. I quali, per Gianni Cuperlo, depu­tato del Pd particolarmente impegnato sui temi della laicità, vanno   affrontati senza ulteriori ri­tardi. «Veltroni ha interesse legittimo a tenere insieme il nuovo partito. Ma tutti noi siamo re­sponsabili di aver evitato il chiari­mento su certi te­mi…».
 
Cominciamo dalla risposta di Veltroni a Miriam Mafai che denuncia un certo arretramento cul­turale nel Paese. Concordi con lui: non c’è arretra­mento?
La Mafai pone una questione vera. Non so se oggi la società italiana sia più o meno laica di trent’anni fa, ma il bilancio none confortante se guardiamo alla legislazione degli ultimi anni: non siamo riusciti ad approvare i Dico, né la legislazione del governo sulla violenza di genere e le norme antiomofobia che con­tiene. Mi auguro che Veltroni abbia ragio­ne, che il Parlamento approvi subito la legi­slazione sullo “stalking” e l’omofobia, visto che la commissione Giustizia della Camera ne ha completato l’esame, e che ricono­sca presto le coppie di fatto. Ma non posso non vedere alcune difficoltà che riguarda­no anche il Partito Democratico. Il proble­ma non è la presenza all’interno del Pd di culture che la pensano diversamente sulle coppie di fatto, la fecondazione assistita, la ricerca sulle staminali, il testamento biologico… Il pluralismo è parte dell’operazione Partito Democratico, è una risorsa. Il punto è rivendicare nel Pd e nel Paese l’autonomia della politica e la laicità delle istituzio­ni. Non va accettata l’idea che la politica non sia abilitata a decidere su alcuni temi per via di una verità superiore, anche di ordine anche religioso, che la inibisce.
 
Il “forum etico permanente”, pensato da alcuni esponenti del Pd, può aiutare a sciogliere questi nodi?
Discutere fa sempre bene. Ma bisogna chiarirsi”su questioni di fondo ed evitare di usare la categoria “temi eticamente sensi­bili” secondo una logica di convenienza. Bisogna mettersi d’accordo su cosa rientra in questa sfera etica e cosa invece rientra nel campo dei diritti civili. La regolamenta­zione delle coppie di fatto non è tema eti­camente sensibile, ma un diritto di cittadi­nanza. I temi eticamente sensibili riguar­dano lo scorrere della vita: eutanasia, testamento biologico, fecondazione assisti­ta… Faccio l’esempio della norma antio­mofobia del ddl espulsioni (contestata dalla Binetti, ndr.): cosa c’è di eticamente sensibile nella tutela dei diritti fondamen­tali della persona? E’ su questo che il Pd de­ve dire una parola chiara. Io non penso che la religione sia un fatto privato che debba stare ai margini della vita pubblica, della politica. La Chiesa ha il diritto di entrare nel dibattito pubblico. Ma se è legittimo che monsignor Sgreccia si compiaccia dello stop del Campidoglio alle unioni di fatto, penso allo stesso tempo che una cultura politica progressista abbia il dovere di dir­gli che è sbagliato affermare che gli omo­sessuali vanno aiutati con un supporto psicologico.
 
Veltroni sta garantendo bene una distinzione tra diritti civili e temi etici?
Non mi interessa polemizzare con Veltroni, ma ragionare nel merito. Veltroni ha interesse a tenere insieme un’operazione, il Pd, nata con molta accelerazione. Se ci sono nodi da sciogliere la responsabilità non è sua, ma di tutti noi che abbiamo sospeso la di­scussione su questi argomenti, anche du­rante la campagna per le primarie. Ora vanno affrontati, non con l’obiettivo di espellere chi nel Pd la pensa in un certo modo. Avere i teodem, la Binetti, è un dato fisiologico del Pd e anche una ricchezza, ma io vorrei appartenere ad un partito che dica con chiarezza quello che pensa.
 
Ha ragione Scalfari, quando scrive che in Italia è difficile esercitare la laicità per via della presenza del Vaticano?
Siamo un Paese che è riuscito a riconosce­re il diritto al divorzio e all’aborto negli anni ’70, ma non c’è dubbio chela Chiesa di Ratzinger abbia scelto di svolgere un ruolo molto presente nella dimensione pubblica e politica: bisognerebbe riflettere sul per­ché la Chiesa, dall’I 1 settembre in poi, si senta più assediata E’ chiaro che per que­sta Chiesa l’Italia sia un palcoscenico privi­legiato, non è così in Francia o Spagna Ma il problema non è chiamare i laici contro un nuovo clericalismo. Il problema è riu­scire a favorire il dialogo, la mescolanza. Un partito come il Pd deve investire nella responsabilità delle persone, n divorzio non ha distrutto le famiglie, l’aborto non ha prodotto un aumento delle interruzioni di gravidanza. Non bisogna avere paura di una società con più diritti perché può solo produrre più responsabilità. Ultimo punto: non “accontentare” la Bi­netti significa rischiare l’esodo dei teodem verso nuove aree centriste — La discussione aperta sulla legge elettorale può avere ripercussioni. Ma se il Pd si ga­rantisce compattezza, eviterà le fughe ver­so un centro che ora non esiste. Mi auguro si rafforzi il bipolarismo, con una competi­zione tra due schieramenti.