C’è, sembra di capire, una specie di deriva verso il mondo cattolico. «C’è che alcuni titoli di giornale — dice Enzo Carra, ex democristiano di lungo corso, portavoce di Arnaldo Forlani e adesso teodem: uno che ammette di avere Francesco Rutelli come leader politico e papa Ratzinger come guida spirituale — ecco c’è che devi davvero leggerteli due volte prima di capire chi abbia fatto certe dichiarazioni». Perché, cos’è che non si capisce? «Chi è che parla». La deriva. «Diciamo una corsa a posizionarsi. Così magari ti ritrovi con una ex comunista molto complimentosa con un alto prelato…».
Fuori dalla metafora: l’altro giorno c’è stata la Livia Turco, ex comunista di stretta osservanza dalemiana e combattivo ministro della Sanità, che ha chiaramente espresso parole di elogio per l’arcivescovo Angelo Bagnasco. Il quale, appena lo scorso 26 marzo, disse: «I Dico? Sono inaccettabili. Anzi, sono pericolosi». Disse proprio così, il presidente della Cei, e però meno di quaranta giorni dopo ti ritrovi la Turco che addirittura rilancia: «Sono favorevole al dialogo con questa Chiesa. È vicina ai bisogni della società. E poi il presidente della Cei non è vero che alza steccati, non si schiera come in una lotta tra bene e male…».
Raccontano che qualcuno, nella Quercia che stanno cominciando a segare in vista del nuovo Partito democratico, abbia commentato: «Ma se arriviamo a dire certe cose, allora tanto valeva andare in piazza San Giovanni, al Family Day». Ecco, perché poi comincia ad esserci anche questo rimpianto. Perché la festa dei cattolici è stata grande e c’è chi aveva consigliato, diciamo così, di presentarsi. Come Anna Serafini, deputata e moglie di Piero Fassino. Lei l’aveva detto: «Se avessi il dono dell’ubiquità andrei sia dai cattolici a piazza San Giovanni, sia dai laici, a piazza Navona».
Esplicita. Non a caso, quelli che nel Pd non entreranno, scuotevano la testa. Franco Grillini: «È uno scherzo, vero?». E Gloria Buffo: «Adesso avrete capito, spero, che aria tira nella sinistra che va a fondare questo Pd…». Tira un’aria che scuote le tende di velluto rosso della Santa Sede. Sentite Piero Fassino: «Io direi che alla fine non è il caso di impiccarsi alla formula “o Dico o morte”». Insomma, dopo settimane di battaglie a Montecitorio, frenata secca e cambio di strategia: linea morbida. Con gran soddisfazione della Cei che così, giorno dopo giorno, vede lentamente finire il riconoscimento dei diritti per gli omosessuali sul più morto dei binari parlamentari.
Ma non basta. Perché sfogliando la raccolta dei giornali, ci si imbatte in un’altra uscita dello stesso Fassino. Ieri l’altro. Nel bel mezzo delle polemiche che infuriano su Michele Santoro e sui suoi piani, che prevedono la messa in onda, nel corso di Annozero, Rai-due, di «Sex crimes and the Vatican», un duro filmato sui preti pedofili che sarebbero stati protetti dal Vaticano e da Joseph Ratzinger, nei mesi in cui era ancora solo un cardinale, ecco che il segretario dei Ds interviene con una sorta di monito: «L’argomento richiede equilibrio e prudenza». Insomma, le parole sono queste. Magari pesa un sondaggio come quello commissionato dal Botteghino alla Swg, e pubblicato dal Messaggero, che produce un risultato sorprendente: nei Ds, il 70% dei militanti sarebbe cattolico. Ma poi dev’esserci proprio una strategia. Per dire: oggi, a Firenze, si apre la Conferenza nazionale della famiglia e, come si sa, il ministro Bindi non ha invitato le associazioni dei gay. Quando questa decisione divenne pubblica, era il 7 maggio scorso, scoppiò una baruffa polemica. Parlamentari di Rifondazione e del Pdci increduli. Il verde Paolo Cento che sudava nervoso. La Rosy Bindi che stava lì, nel suo ufficio, convinta di ritrovarsi in trincea da sola e invece, pian piano, eccole arrivare i primi attestati di solidarietà. Da dove? Ma da sinistra, naturalmente. Prima Marina Sereni, vicecapogruppo alla Camera dell’Ulivo: «È giusto che Rosy non abbia fatto certi inviti». E poi Maurizio Migliavacca, coordinatore Ds: «Il ragionamento di Rosy ha una sua logica…».
Strappi che diventano comprensibili, moderazione, con la Chiesa non si polemizza più. Con la Chiesa, una certa sinistra, dialoga. Ma in questo, non casualmente, c’è Walter Veltroni che sta qualche stagione avanti. Il 16 novembre del 1994, presentò personalmente a Giovanni Paolo II, in Vaticano, una copia dei sei volumi del Nuovo Testamento che il quotidiano l’Unità, di cui era direttore, avrebbe distribuito ai lettori. L’altro ieri, il sindaco di Roma era invece a Bergamo, con Savino Pezzotta, l’organizzatore del Family Day. Entrambi invitati a un convegno. Su don Primo Mazzolari.