DA PANNELLA DIECI PUNTI SULLE “I”, E SULLA UNIONE. LA GUERRA DELL’UNIONE. DEL REGIME, CONTRO LA ROSA NEL PUGNO. LIBERALE SOCIALISTA LAICA RADICALE. SONO ALTRETTANTE RAGIONI E OBIETTIVI PER SOSTENERE IL 9 APRILE, E DOPO, ROMANO PRODI. ALTRI CINQUE ANNI, UN INTERO DECENNIO BERLUSCONIANO E’ UNA CATASTROFE PER L’ITALIA E L’EUROPA, A QUALSIASI PREZZO, CON IL MASSIMO RIGORE E VIGORE DEMOCRATICO E NONVIOLENTO VA SCONGIURATO.
NOTAZIONI SULL’AMICO PRODI E SUL COMPAGNO BERTINOTTI:SIRENA NEO-COMUNISTA E OPPORTUNISTA DELL’OLIGARCHIA DOMINANTE…
1) Senza la Sinistra da sempre Democratica, Liberale, Socialista, Laica, Radicale fortissimo è il rischio che l’Unione subisca il 9 Aprile il rovescio del Fronte Popolare del 1948. I miei compagni radicali sanno che da quest’estate, da prima dei (da me previsti) risultati referendari, è questo timore che mi ha determinato ad accelerare con i compagni dello SDI e i soggetti radicali coinvolti la costituzione della Rosa nel Pugno e la scelta di sostenere l’alternanza Prodiana al governo Berlusconi. Da quel momento si è in ogni modo manifestata una vera e propria crisi di rigetto da parte dei vertici dell’Unione, temperata appena da generiche dichiarazioni di componenti “minori” dell’Unione e, soprattutto, dal timore della reazione del popolo diessino e della componente di base della Margherita.
2) Da settimane questo atteggiamento si è convertito in aperte sfide, provocazioni contro la Rosa nel Pugno, ai compagni dello SDI, nella illusione che da parte loro potessero essere subite, come da un qualsiasi cespuglio infrattato nella politica neo-frontista. Ne hanno raccolto una lezione di forza, di dignità e di replica delle migliori pagine del socialismo autonomista e democratico dei decenni precedenti. Queste sfide hanno avuto tre tempi e occasioni, sempre più gravi:
a) Il sabotaggio, vero e proprio, della grande iniziativa di Natale per avviare la politica di riforma della Giustizia attraverso la proclamazione di una grande Amnistia e del coerente Indulto a fine legislatura, e come ingresso nella campagna elettorale. Ufficialmente DS e Prodi ne furono pubblicamente i becchini, con toni provocatori e irridenti: “un indulto graduato” Prodi dixit, dopo incontro ufficiale con Fassino e Rutelli.
b) Nella lunga, difficile lotta parlamentare in difesa della legalità, della costituzionalità, della democraticità della legge elettorale, a partire dalla discriminazione unanimemente riconosciuta e deplorata nei confronti della RnP, la parte incriminata della legge è stata proposta dal Governo e imposta dall’Unione. 196 fra i parlamentari del centro-destra avevano infatti negato il loro sostegno alla proposta del Governo, con evidente sintonia con l’iniziativa nonviolenta, politica e parlamentare dei deputati e senatori della Rosa nel Pugno, già SDI.
c) Lo sdegno contro l’apparente isteria bulimica del Presidente del Consiglio nelle TV ha poi nascosto alla stampa ed a RAISET la realtà; un ben altro evento: l’abbuffata radio televisiva dei leader dell’Unione. Con la svolta “clerico-democratica” in corso da parte dei vertici DS e Margherita, era infatti letteralmente vitale poter ben bombardare le proprie basi, i poveri popoli DS e Margheriti, e connessi, per prepararli e far passare la “svolta storica”. Che stanno ormai vivendo. Quella ad esempio della scandalosa candidatura nella Margherita, non nell’Udc o in An di Paola Binetti, Presidente di “Scienza e vita”. Questa portabandiera del partito clerico-moderato, dei suoi Gruppi parlamentari Ds-Margherita unificati, costituisce un colpo magistrale contro l’immagine ruiniana della Cdl, immagine che apparterrà ora allo schieramento prodiano, laico e non laicista. Ad evitare equivoci ed incertezze. La Professoressa Binetti si è affrettata a proclamare di condividere del tutto le posizioni di Mantovano e Giovanardi, senza che un solo guaito si levasse dai Ds o da altri “radicali” bertinottiani, comunisti ex-cossuttiani, inclusi. Condivisione prestigiosa – sicuramente – di legge Fini e di ogni altro proibizionismo emergente e dilagante, e di ogni altro proibizionismo clerico-sfascista di quel che resta di Repubblica, Costituzione, di democrazia, di legalità, nel nostro Paese.
Così si è confermata una regola ferrea, bipartisan da sempre e senza eccezioni: non un secondo per la Rosa nel Pugno, per i “radicali”; con giornalisti e “interlocutori” ligi alla regola d’oro di regime: la Rosa nel Pugno e “i radicali” non si nominano. Non devono esistere: che si tratti di spazi berlusconiani o prodiani, se non di striscio e per un attimo.
3) Nelle 280 pagine del “programma” Prodiano, una vera replica della povera, famigerata “Costituzione” europea, non vi è nulla, ma proprio nulla dei 31 punti del documento programmatico di Fiuggi, bozza costitutiva della Rosa nel Pugno. Da questo punto di vista, non certo obbligatorio ma pur legittimo, per dirla con Capezzone, un deserto cui viene a mancare perfino la sabbia. Sul punto centrale dell’ispirazione Giavazzi poca aria fritta. Lor signori hanno convenuto che l’abolizione degli ordini professionali e delle bardature corporative, antidemocratiche e antipopolari, si farà di certo, ma quali e soprattutto quando ciò si farà non è bene annunciarlo, si perderebbero, pare, troppi voti!
Nulla o quasi ancora su droga, sugli ordini professionali, appunto, sul reddito minimo garantito e sul superamento della cassa integrazione, nulla sull’aborto nelle strutture sanitarie private, sull’aborto farmacologico, pillola del giorno dopo e RU486; sulla ricerca scientifica e la fecondazione assistita, su eutanasia e testamento biologico, sulla libertà in rete e abolizione della legge Urbani; sulla promozione globale della democrazia e la destinazione dello 0.7% del Pil per i terzo e quarto mondo; nulla sull’amnistia subito, sull’obbligatorietà dell’azione penale e responsabilità civile dei magistrati e separazione delle carriere; nulla sulla demografia e sull’ambiente.
Ciononostante come Emma Bonino e Enrico Boselli hanno annunciato e ribadito, il 24 febbraio la Rosa nel Pugno firmerà tutto quello che sarà da firmare: programma, giuramenti, autodafè. PER UN’OTTIMA RAGIONE, CHE RIPETIAMO DA UN SEMESTRE: LA RNP NON PRETENDE, NON CHIEDE – ASSOLUTAMENTE – CHE I SUOI OBIETTIVI, LE SUE PROPOSTE SIANO FATTE PROPRIE DA CHICCHESSIA. NON DALL’UNIONE, NON DA PRODI, NON DA QUALSIASI ALTRO DEI SUOI 13 O 15 PARTITI CHE SIANO. COME FORTUNA E BASLINI NON LO CHIESERO PRIMA DELLE LEGISLATURE NELLE QUALI, POI, DIVORZIO E ABORTO DIVENNERO LEGGE.
4) PERCHE’ NON SUBIAMO ANCHE SUI PACS E SUI FINANZIAMENTI ALLA SCUOLA PUBBLICA? SUI PACS, IN REALTA’, PRODI, I DS E TUTTA L’UNIONE (CON L’ECCEZIONE MASTELLA-RUTELLI) AVEVANO DA TEMPO SVENTOLATO IL LORO ACCORDO. ORA, IN OMAGGIO FORSE ALL’ALFIERE DEL CARDINALE RUINI E DEL PARTITO CLERICO-MODERATO, SI E’ GRAVEMENTE TORNATI INDIETRO, UN VOLTAFACCIA, UN COMPORTAMENTO FORIERO DI BRUTTE PROSPETTIVE PER IL PRESIDENTE PRODI E PER L’UNIONE E I SUOI ELETTORI; ANCHE PER QUESTO LA RNP RIFIUTA DI ACCETTARLO, COSI’ COME LA SUA RICHIESTA DI RITORNO AL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE REPUBBLICANA ED AL SUO DETTATO CHE VIETA FINANZIAMENTI AD ALTRI CHE LA SCUOLA PUBBLICA.
5) IL PRESIDENTE PRODI – SINCERAMENTE – SOTTOVALUTA GRAVEMENTE FAUSTO BERTINOTTI E LA SUA POLITICA. LE SUE AMBIZIONI NEO-COMUNISTE E RIVOLUZIONISTE.
Secondo il mercato delle vacche in pieno sviluppo nell’Unione per il dopo-vittoria elettorale (sperando che non riescano loro, più di Berlusconi, a dissiparla, a mutarla in catastrofe) Fausto Bertinotti dovrebbe presiedere una delle due Camere. Divenire il secondo o terzo Massimo rappresentante della Repubblica.
Berlusconi, e tutto il regime, da dieci anni, non cessano di promuoverlo, per cinque anni gli son
o stati affidate alla RAI-TV – in regime di monopolio – le notti degli italiani. Da un decennio è il personaggio politico in assoluto più invitato e presente nella Terza Camera della Repubblica, presieduta senza regole e regolamenti da Bruno Vespa. Non sono da meno gli spazi radiotelevisivi della sinistra di regime. Della capacità intellettuali e politiche di Fausto Bertinotti sono assolutamente convinto. Delle sue qualità borghesi altrettanto. Sarebbe un bel Presidente. Neo-comunista, e con la sua propria moralità.
L’opportunismo ottocentesco del radicale Gambetta, conquista laica e antiideologica che rivendica all’opportunità, all’opportuno, una componente essenziale della politica dialogica propria delle tradizioni repubblicane d’oltralpe, è un nostro patrimonio. Non può esserlo – credo – anche per un rivoluzionista neo-comunista.
Faremo in altro momento l’elenco, inaudito, al limite del plagio se ci trovassimo in letteratura, del saccheggio semantico che Bertinotti è costretto continuamente a fare per celare la “sua” realtà politica, e realizzarla.
Faccio solo alcuni esempi:
a) Candidatura Caruso. Meglio Hamas di Mastella. Questa affermazione volerà ovunque, all’estero, nelle componenti “comuniste” della sua “Sinistra Europea”. Ma volerà a lungo e massicciamente in arabo, in Palestina e in tutto il Medio Oriente, come biglietto da visita del movimento del futuro Presidente del Senato, o della Camera, italiane. Assieme a molte altre, che qui non saranno necessariamente altrettanto note.
b) Da buon neo-comunista e rivoluzionista, non commetterà mai, nemmeno per finta, l’errore di ripetere il volterriano: “Signore io aborro le sue idee, ma sono pronto a dare la mia vita per consentirle di manifestarle e difenderle”. Nemmeno un caffè, come dissi quasi cinquanta anni fa a Malagodi, liberale. Lì criticavo un carattere privato dell’uomo. Qui rendo omaggio all’integrità neo-comunista e opportunista di questo amico, esponente tra i maggiori del regime italiano.
c) Bertinotti sa benissimo che quel che Berlusconi, oggi, e da sempre destra, sinistra (e anche centro) dell’ “ancien régime” hanno ormai contro di noi e di me, è la stessa natura e… radicalità che portò in modo… radicale, a dover annientare Piero Gobetti e i fratelli Rosselli. In queste elezioni, è anche questa partita che si gioca. E riguarda, ormai, non più solamente Emma, e altri “Radicali”, ma anche Enrico Borselli e altri “Socialisti”. I comunisti alla Di liberto hanno dato, loro, alcune testimonianze di essere (e per questo non tollerano più Armando Cossutta e i suoi) “comunisti” classici. Non solamente a Cuba. Ma anche qui, a casa.