«Non vi è pratica scientifica esente da problemi etici», esordisce Cinzia Caporale, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica. «Ma è evidente che non si può pensare di mettere a rischio la salute del feto e della madre per il bene astratto della collettività». Roberto Colombo, direttore del Laboratorio di biologia molecolare e genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, lo sottolinea: «II prelievo di liquido am-niotico è una procedura che non esclude problemi deontologici, etici e medico-legali». E la senatrice della Margherita Paola Binetti chiarisce: «Siamo ancora ben lontani dal generalizzare questo metodo con disinvoltura, c’è moltissima strada da fare. Perché se un ostacolo è stato rimosso, e cioè quello di procurarsi le cellule staminali dall’embrione, comunque ne restano tanti altri».
Non solo l’entusiasmo del Vaticano. C’è anche prudenza nel mondo cattolico rispetto al lavoro pubblicato su Nature. «È noto da studi internazionali che il rischio di danneggiare il feto durante l’amniocentesi o di provocarne l’aborto non è trascurabile. La proposta di un’applicabilità generale di questa strada, ancor più nel caso di ricerche non direttamente terapeuti-che, deve essere attentamente valutata tenuto conto del rischio che comporta per la salute e la vita del feto», puntualizza Colombo.
Cinzia Caporale lo ammette: «È vero, siamo di fronte a una svolta etica e nessuno nega il valore in sé dello studio, che è di evidente interesse». Però, va avanti, «a mio giudizio il prelievo del liquido amniotico è giustificato là dove si può davvero ipotizzare un beneficio diretto per il feto e per la madre, nell’ambito di un accertamento diagnostico, e se si pensa che il nascituro potrà avere bisogno di quelle cellule staminali che poi resteranno a sua disposizione e di nessun altro».
Allineata con la posizione della vicepresidente del Comitato per la bioetica è Paola Binetti. «Certamente siamo davanti a una scoperta molto interessante sul piano tecnico. E questo fa riflettere sul fatto che quando l’intelligenza umana si apre davvero alla soluzione dei problemi può raggiungere risposte che rispettano l’etica e la natura». C’è però un aspetto morale di cui tenere conto: «La stessa intelligenza, illuminata dalla fede, ti porta a dire: bene, una difficoltà è stata superata, ora ci sono le altre».
Una, per esempio: «Quale è la quantità di liquido necessaria per avere un numero sufficiente di cellule capaci di moltiplicarsi? Siamo sicuri che non si pregiudichi in alcun modo la salute del feto, che potrà ugualmente muoversi, “nuotare”, svilupparsi nella sua sacca amniotica? Per la stessa amniocentesi sussistono ancora perplessità, eppure si pratica per motivi diagnostici e sfruttando una piccolissima porzione di liquido. A maggior ragione occorre grande la prudenza in tutti gli altri casi. Dobbiamo essere certi di non creare una pregiudiziale per bambino. Il livello di guardia etico adesso deve restare molto alto».