RADICALI ROMA

Dico sul binario morto. Nell’Unione ora l’argomento è «tabù»

DICO – DIREI Era profezia quella del ministro Rosy Bindi quando, a proposito del Ddl sui Dico, disse, «sarebbe più appropriato “direi”»? Forse, sapeva bene in quale ginepraio sarebbe finita la discussione sulla legge per il riconoscimento di diritti e doveri alle coppie di fatto. Tanto per fare nomi, ieri il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha dato la adesione ufficiale al Family Day ribadendo che l’Udeur farà del tutto per battersi contro i Dico. «Nel corso dell’incontro – ha fatto sapere l’Udeur dopo aver incontrato gli organizzatori del Family Day – sono state illustrate le motivazioni che hanno spinto le associazioni cattoliche a realizzare un evento teso a riaffermare il valore della famiglia e la contrarietà al ddl sulle unioni di fatto all’esame del Senato». Nella maggioranza non è solo il ministro a mettere i paletti. Anche la senatrice della Margherita Paola Binetti, dice che l’unica proposta di legge che i teodem potranno appoggiare sarà quella che riconoscerà soltanto i diritti individuali delle persone, «come previsto dal programma dell’Unione che abbiamo tutti sottoscritto. Per questo non intendiamo presentare noi, coime teodem proposte di legge ad hoc». Alla capogruppo dell’Ulivo in Senato, Anna Finocchiaro, intanto ha chiesto di prolungare le sedute della Commissione Giustizia dedicate alla discussione generale – che secondo il presidente Cesare Salvi, dovrebbero chiudersi l’8 maggio. Oltre a lei altri quattro senatori dell’Ulivo (Baio Dossi, Adragna, Banti e Papania) hanno avanzato analoga proposta «anche in vista del Family day, evento di cui non si può non tener conto». Da Fi si unisce Laura Bianconi, mentre ieri Francesco D’Onofrio, Udc, nel suo intervento ha detto dei «no e dei si. No ad una legge che,direttamente o indirettamente, intenda assimilare alla famiglia naturale fondata sul matrimonio una qualunque unione civile; sì soltanto alla disciplina legislativa concernente i diritti, anche degli omosessuali, soprattutto se risultano da discriminazioni di fatto.

Nel centrosinistra serpeggia il sospetto che in realtà si voglia portare su un binario morto la discussione stessa. Anna Serafini, senatrice ds, assicura che quello rimane un punto qualificante non solo per l’Unione, ma per gli stessi Ds. «Ma per arrivare a un testo di legge davvero condiviso bisogna ascoltare anche coloro che hanno posizioni diverse dalle nostre. Dialogo e confronto per arrivare ad un punto di sintesi. Lo stesso Prodi ha definito il Ddl Bindi-Pollastrini un contributo alla discussione parlamentare». Ma su un argomento così «non basta la sola maggioranza di coalizione – dice. E non sto chiedendo una maggioranza qualificata come ha scritto qualcuno distorcendo il mio pensiero, chiedo soltanto di lavorare per un consenso ampio e una legge condivisa». Per katia Zanotti, Ds in uscita, (da oggi non sarà più capogruppo in Commissione Affari Sociali), si parla sempre meno di Dico «perché c’è una non resa esplicita consapevolezza che il percorso parlamentare è in una empasse definitiva. Credo che non si arriverà mai all’approvazione di una legge».