RADICALI ROMA

Diliberto: Sinistra democratica nasce ambigua, Mussi scelga

  «In un momento in cui tutto si muove, chi sta fermo è fottuto». Oliviero Dili­berto ha fretta. Per tenere a battesimo una sinistra del 15 per cento rinsalda l’asse con gli ex fratelli coltelli di Rifonda­zione, suggerisce a Fabio Mus­si di guardarsi le spalle da Ga-vino Angius che rende «ambi­gua» la neonata Sinistra demo­cratica e lancia la sfida per l’egemonia: «Chi ha più filo, tesserà». E siccome è convinto che i figli della sconfitta dell’89 siano «rimasti sepolti sotto le rovine», è pronto a fare un pas­so indietro sulla leadership. «Io non mi candido a essere il capo della sinistra unita».
 
Mussi l’ha convinta?
«Ecumenico. Angius invece è stato molto chiaro».
 
Guarda ai socialisti.
«Trovo abbastanza singola­re la sua scelta alla luce di una storia politica che è molto più simile alla mia che non a quel­la di Boselli. Ricordo con affet­to che eravamo schierati insie­me contro la svolta della Bolognina».
 
Le vostre strade sembrano destinate a non riunirsi.
«Angius fa una scelta che mostra plasticamente l’ambi­guità intrinseca a ciò che è successo sabato al Palazzo dei congressi. Nella Sinistra democratica vi sono due opzioni di­stinte. Una, molto simile alla nostra, è quella lanciata da Mussi e cioè l’unificazione in forma federativa di tutti colo­ro che non aderiscono al Pd».
 
Tutti, Boselli compreso?
«Senza specificare. Mussi è stato molto bravo perché ha volutamente lasciato tutte le opzioni aperte».
 
Sinistra senza aggettivi, né comunista né socialista?
«Io voglio continuare a esse­re comunista, ma se Mussi non ha usato aggettivi di tipo identitario è perché avrebbero creato divisioni. Immagino che Angius voglia portare nella costituente socialista la maggior parte dell’ex Correntone».
 
Angius dentro Sd da cavallo di Troia?
«Nelle sue parole non c’è inganno. An­gius fa un’operazione del tre per cento, la mia invece vale il 15. È lo spazio a sinistra del Pd, solo un cieco non lo capisce. Comprendo che Mussi non voglia spaccare  il suo gruppo, ma deve scegliere».
 
Sem­bra voglia aspettare fino alle Europee.
«I cantieri che rimangono aperti troppo a lungo si trasfor­mano in grandi buche dove si finisce per cadere. Mussi dica in fretta cosa vuoi fare. Se na­sce il Pd noi stiamo fermi? Il ri­schio è che non se ne faccia niente».
 
Giordano lancia un «patto d’unità d’azione». Lei ci sta?
«Mi sembra che il Prc avver­ta la mia urgenza politica. Dob­biamo partire anche da questa ritrovata sintonia tra due partiti che si richiamano al comuni­smo».
 
Nel Pantheon di Mussi ci so­no Gramsci e Berlinguer. Nel suo?
«Tutti quelli che rappresen­tano un pezzo di storia comu­nista. Nel mio non c’è Gandhi e in quello del Prc sì, ma sareb­be folle se fosse un elemento di divisione. Guardiamo avanti».
 
Vale anche per Cossutta?
«Se n’è andato lui, però il percorso unitario riguarda tut­ti. Ovvio che ciascuno conterà per il consenso che si porta die­tro».
 
Non teme egemonie?
«La sfida per l’egemonia non mi spaventa, chi ha più fi­lo tesserà. Riguardo alla mia persona, io non mi candido a fare il capo della sinistra unita e mi auguro che la leadership sia l’ultimo dei nostri problemi».
 
La corsa è già scattata.
«Se si vuole unire bisogna iniziare con atti di generosità personale. Non dico che io a 50 anni devo tirarmi indietro, parlo di atti di generosità in nome della sinistra. Se si facesse la confederazione sarebbe una cosa così importante che chiunque ne fosse il capo mi andrebbe bene. Si deciderà in­sieme e comunque non sarei io».
 
Nel Pd sembrano aver deci­so che la guida della coalizio­ne tocca a loro.
«Non hanno deciso niente, stanno furiosamente litigando su tutto. Il capo dell’alleanza non lo decide un partito solo. Per la maggioranza ci vuole1 il 51% e il Pd da solo non basta».
 
La «cosa rossa» avrà falce e martello nel simbolo?
«Il se e il come lo decidere­mo assieme. Prima dobbiamo riprogettare i contenuti e que­sto lo possono fare solo quelli che non sono figli della sconfit­ta dell’89. E cioè la generazio­ne dopo la mia».
 
Fuori tutti? Diliberto, Mussi, Giordano?
«Noi abbiamo categorie di pensiero datate, mentre chi è nato l’anno del crollo del Muro non è rimasto sepolto sotto le sue rovine».