RADICALI ROMA

Diocesi tentate dalla svolta a sinistra, tanti cattolici consultano i parroci

  La “prima volta” di Prodi non tornerà più, questo lo sanno tanti. Allora, nel 1996, nonostante la diffidenza delle alte gerarchie un gran numero di vescovi, la massa delle associazioni e la
grande maggioranza dei parroci spinse per la vittoria del cattolico leader dell’Ulivo. Oggi molto è cambiato nel mondo cattolico. Il clima è frastornato, le opinioni più frammentate, e tra i vari grupp si staglia il Partito dell’Incertezza. “Berlusconi ha deluso, ma non so se voterò per gli Altri”: così un prelato, che mastica politica da decenni, riassume lo stato d’animo del Buon Cattolico Moderato.

Il Buon Cattolico Moderato, per esempio, a differenza di dieci anni fa si rivolge oggi più spesso al suo parroco per capire cosa fare o semplicemente per confrontarsi. “Aumentano i fedeli che vengono da noi”, raccontano parecchi sacerdoti. Ma sanno anche che nel la stragrande maggioranza dei cattolici anagrafici l’individualismo elettorale è legge suprema. Parroci tutti ulivisti, come tuona sovente don Baget Rozzo? “Mica vero”, racconta un monsignore, gran camminatore nei corridoi del palazzo apostolico.

La situazione si e fatta molto più sfumata. “Tanto per cominciare spiega si possono dire più filoprodiani i parroci di mezza età. I giovani preti, invece, sono spesso poco interessati alla politica, anzi abbastanza lontani. Il panorama cambia nuovamente con i seminaristi: più attenti alle vicende politiche, più informati, ma certamente diversificati nelle opinioni sebbene con una certa prevalenza a favore del centrosinistra”.

In questa situazione ogni voto va conquistato. Lo sa Berlusconi, lo sa Prodi. Anche se il leader dell’Unione ha dalla sua il fatto che il Buon Cattolico Moderato ha difficoltà come gli altri a fare quadrare i conti, è rimasto sconcertato dalle troppe leggi ad personam e soprattutto ha un istintivo rifiuto per la devolution che lacera l’Italia. Eppure tutto questo non si trasforma in un trend impetuoso a favore dell’Unione. C’e chi è spaventato, sostiene più di un ecclesiastico, dalle polemiche continue divampate nel centrosinistra tra rutelliani e radicalsocialisti. Anche se la mossa di candidare la leader ant- referendaria Paola Binetti nella Margherita viene
considerata negli ambienti ecclesiastici “un buon colpo”. Certamente avvenuto con il placet del
cardinal Ruini. “O diciamo il non veto”, chiosa maliziosamente un monsignore.

Gia, Ruini. Dopo il suo appello al non-coinvolgimento della Chiesa nella tenzone elettorale, la
parola d’ordine “restarne fuori” corre dalle Alpi alla Sicilia. La scandisce il cardinale Poletto di
Torino: “La Chiesa non può schierarsi”, la riecheggiano  i vescovi siciliani, che parlano di autonomia reciproca tra sfera ecclesiale e politica. Monsignor Ruppi, presidente dei vescovi pugliesi, da voce ad uno stato d’animo disincantato molto diffuso: “Meglio il silenzio dinanzi al naufragio culturale, civile e politico che ci avvolge”.

Rispetto alle richieste dei fedeli il cardinale Caffarra di Bologna ha stilato un vademecum per i parroci: niente interventi preelettorali, nessuino spazio parrocchiale concesso ai dibattiti dei partiti. Se poi un parrocchiano chiede consiglio, i sacerdoti lo “illuiminino”, sui valori fondamentali da difendere, ma i preti “devono astenersi completamente dall’indicare quale parte politica a loro giudizio dia maggiore sicurezza”.

Poi, naturalmente, dietro le quinte è chiaro che le alte gerarchie  tifano per il perimetro bianco” formato dai cattolici di Forza Italia, UDC, UDEUR, Margherita. Indubbiamente, i temi cari alla chiesa (no ai PACS, difesa della vita, soldi alle scuole cattoliche, bioetica) sono entrati maggiormente nell’agenda elettorale. Ma nelle regioni tutto avviene in modo abbastanza soft. Si sa che la Compagnia delle Opere tifa per Formigoni, l’Azione Cattolica ha un programma etico difficilmente compatibile con il Cavaliere, “Vita Pastorale” e “Famiglia Cristiana” non sono in sintonia con il Polo. AGESCI, ACLI, e Pax Christi propendono per l’Unione, mentre altri spezzoni del movimentiamo cattolico spiritualista e tradizionale sono vicini a Forza Italia, Pera e AN.
 
Ma molto si svolge in modo magmatico, quasi senza grandi passioni, si direbbe. Persino
quando La Russa ha attaccato a Milano il cardinale Tettamanzi accusandolo di essere ulivista, sono stati i suoi alleati a gettare acqua sul fuoco.