RADICALI ROMA

Dite voi cosa farete

  Caro direttore, siamo tutti uomini di mondo e abbiamo fatto il militare a Cuneo: sappiamo, quindi, che una campagna elettorale porta con sé caricature, storpiature. rappresentazioni un po’ grottesche degli avversari e perfino degli alleati (ed è un ulteriore frutto avvelenato del proporzionale “ri-regalato” all’Italia da Berlusconi).

 

 

 

 E però, io le propongo — come dire? — un pacs, un “patto civile” contro le cose scontate, contro le osservazioni un po’ prevedibili che la Rosa nel pugno potrebbe fare alla Margherita e viceversa. Mi permetta quindi due brevi osservazioni. La prima. A meno di miei errori e omissioni, noi della Rosa nel pugno siamo — finora — gli unici (o almeno i più decisi) ad aver sposato quella che io chiamo l’”agenda Giavazzi”, cioè un complesso di misure di modernizzazione e liberalizzazione volte a “riaprire” un paese chiuso, bloccato da oligopoli, lobby e corporazioni. Siamo, ancora, gli unici o tra i pochi ad aver detto sì alla proposta di “reddito minimo garantito” lanciata da Tito Boeri, che imporrebbe di riscrivere il sistema degli ammortizzatori sociali (ad esempio, smettendo di finanziare con la cassa integrazione settori non più trainanti). E, ancora, siamo gli unici o tra i pochi a sottrarci allo strano “bipolarismo” che vede contrapposti i “luddisti” e i “feticisti” della legge Biagi (da una parte quelli che la devono distruggere e dall’altra quelli che la vogliono imbalsamare). Abbiamo invece detto che ci sembra opportuno tomare al Libro bianco di Marco Biagi (quello che Cofferati definì «limaccioso», tanto per capirci…), che aveva il pregio di unire misure di flessibilità a forti riequilibri e recuperi sociali.

 

 

 

 Ecco, di tutto questo dove si discute? Noi abbiamo votato (dico bene: votato) questa roba al congresso radicale; Enrico Boselli e i socialisti ne hanno amplissimamente discusso nel loro; la Rosa nel pugno ne scrive, ne parla, propone. Interessa a qualcuno? Perché nessuno o quasi, nel centrosinistra, sembra desideroso di interloquire con noi su questo? Seconda osservazione. È vero, siamo laici, e spero che non dispiaccia troppo. In una coalizione plurale in cui ci sono due (dico bene: due) partiti comunisti, e in cui esistono da ogni parte componenti ex, neo o post-democristiane, spero che possa avere diritto di cittadinanza anche una formazione laica, socialista, liberale e radicale. Ma il tema che le pongo è un altro, e non riguarda le alchimie partifiche bensì il rapporto con i cittadini, con gli elettori.

 

 

 

 Dunque, i Ds e la Margherita non vogliono solo fare una lista assieme, ma hanno messo in cantiere un progetto di partito. Ottima notizia, sul serio. Bene, gli eletti di questa lista come voteranno, sui Pacs, sulla fecondazione assistita, sulla ricerca scientifica, sul divorzio breve (in generale su quanto non entra nel programma, ma sarà rimesso al dibattito politico e parlamentare)? Come Fassino o come Rutelli?

 

 

 

 Preghiera: non ci si risponda evocando la “libertà di coscienza”, che rischia di essere un modo elegante per non dire prima agli elettori quello che gli eletti faranno poi in parlamento. Nel 2001 andò così, quando D’Alema e Rutelli, Berlusconi e Fini si rifiutarono di rispondere alle domande di Luca Coscioni, e nessuno disse se e come si sarebbe comportato, nella legislatura successiva, su fecondazione e ricerca. Do volentieri atto all’onorevole Rutelli, in queste settimane e mesi, di essere stato molto chiaro su questo punto. È lecito sapere se le posizioni di Francesco Rutelli e dell’onorevole Fioroni esprimono quelle dell’Ulivo (o del futuro Partito democratico)? Come si dice in questi casi, domandare è lecito, rispondere è cortesia. Grazie per l’ospitalità.