RADICALI ROMA

Draquila!L'Italia che trema

Opera ben riuscita della brillante Sabina Guzzanti, la quale convince e piace. Uscirete dalla sala con  uno spaccato variegato e puntuale di come sia stato vissuto il terremoto dai cittadini abruzzesi, e soprattutto di cosa sia l’emergenza, di cosa voglia dire vivere in un continuo S/s-tato d’emergenza e di come in realtà tutto ciò non sia così lontano da ognuno di noi.

Finalmente le verità, o meglio altre verità.. si direbbe…controinformazione, si!ma con un po’ d’amaro in bocca. In effetti una bella ventata d’aria… a voi la scelta tra gli aggettivi f-resca e f-etida.. un po’ come quando si apre la finestra di casa per cambiare aria.. ma ad entrare non è che inquinamento o fumi vari, subito si vorrebbe richiudere. Se non altro ci si accorge a malincuore di dove si viva, che aria ci sia fuori.

Il film  ripercorre il dramma del Terremoto abruzzese, da quando il tempo s’è fermato nella bella città dell’Aquila, erano le 3:32 del 6 aprile del 2009  a  pochi mesi fa. Settimane nelle quali è cambiato tutto, ma in realtà la città è rimasta la stessa, devastata e fantasma.

Dall’ “emergenza” delle prime ore, al prorogarsi dello stato di emergenza sino ad ora. Dalle prime urla dei terremotati  e, le risatine degli sciacalli intercettate dai magistrati, alle prime case regalate nel giorno del compleanno del capo del governo, dalla prima visita di Silvio Berlusconi, all’ultima tutte accuratamente documentate e numerate dai vari tg del Paese, passando per il G8, per la cancellazione della democrazia, dello stato di diritto da quei luoghi, e dell’autorità delle sue assemblee elette, alle edificazioni e molto altro escluso da qualsiasi rispetto di piano urbanistico o norma di legge che sia.

I protagonisti sono le immagini, le storie, la cronaca di emozioni e vicende degli aquilani, solo intorno c’è lo schifo dell’uso mediatico dell’evento a fini di propaganda, solo attorno ad esso risaltano, sempre dalle storie dei cittadini, la drammaticità e lo sconcerto della manipolazione di norme e decreti al fine di rendere emergenza tutto ciò che si voglia fare in deroga di qualsiasi legge e… a qualsiasi fine, con l’unico obbligo di chiamarlo  appunto emergenza o perfino grande evento.

La bravura dell’autrice sta nel fare un passo indietro rispetto alla scena del documentario, nel passare da protagonista dei suoi interventi televisivi, all’essere semplicemente voce narrante e intervistatrice, o meglio ascoltatrice discreta del vicende presentate. La Guzzanti si pone attenta all’ascolto delle varie sensibilità, ad ognuna di esse da egual peso, come se curiosa di capire si ponga proprio come uno spettatore critico ed umile nel voler conosce, nel capire le cose che vede, tanto incredibili quanto documentate, tanto inconcepibili se non descritte dagli stessi aquilani.

Grazie a questo stile di narrazione e ad un buon montaggio si rende il documentario veloce e dinamico, il risultato non è affatto fazioso. L’autrice delinea in modo chiaro una tesi, ben espressa ed esplicitata dall’inizio, l’uso propagandistico e ai soli fini mediatici del terremoto da parte di Berlusconi ed il suo solo sfruttamento economico da parte del sistema della protezione civile, ormai snaturato e trasformato in business. Del resto la ben nota e mai celata avversità nei confronti del Premier e del berlusconismo, non è cosa nuova, ma nel modo in cui viene data voce ai protagonisti, i terremotati, non ci induce forzatamente a condividerla, semplicemente ci appare una sconsolante realtà, che da qualsiasi punto di vista, persino dai più allineati non può che suscitare  perlomeno perplessità e dubbio.

Ma vi è altro. Dall’opera si delinea una contesto socio culturale che va ben oltre le degenerazioni più acute del berlusconismo, che va oltre la critica al sistema politico tutto, totalmente inesistente più che mancante di un minino progetto politico.

La Guzzanti a parer mio, come si evince dal commento finale, espresso nelle parole di una delle voci intervistate – che chiaramente non citerò per non rubarvi l’emozione – si sentenzia come si sia assuefatti ormai a tutto o quasi in questo stato di libertà vigilata. Una società senza forma e sostanza che si adagia sempre un po’ di più al peggio, adattandosi e conformandosi, perché alla fine non è così grave, potrebbe esser ancor peggio.. e.. sempre più giù, più giù s’affonda. Ma ci siamo immersi tutti, anche noi “per bene”, progressisti, “alternativi”, “di sinistra”, che l’abbiamo visto o lo andremmo tranquillamente a vedere. Ecco a noi è rivolto questo grido nel deserto della Guzzanti, non è troppo tardi, non potrà andare sempre peggio.Animo!