L’Osservatore Romano attacca frontalmente la Cassazione per la sentenza sul caso Eluana. La Corte è accusata di un «relativismo di valori inaccettabile», perché è in gioco la conservazione o meno della vita.
Il forte nervosismo del Vaticano deriva da un fatto preciso. Dal caso Welby in poi cresce la spinta nell’opinione pubblica verso una legge che autorizzi a staccare la spina sia nello stato vegetativo di un coma irrecuperabile sia nei casi di un peggioramento assoluto, destinato a privare il paziente delle sue facoltà.
Nel tentativo di bloccare una legge sul testamento biologico l’Osservatore accusa i magistrati di volere «orientare fatalmente il legislatore verso l’eutanasia». L’organo vaticano nega alla radice che si possa attribuire alle persone «una potestà indeterminata sulla propria esistenza», respinge la tesi che esista un coma irreversibile e mette in dubbio la volontà espressa in anni lontani da Eluana ad amici e parenti sul rifiuto di vivere in coma permanente, definendola «dichiarazione di un momento».
Immediata la replica del socialista Villetti: «Sembra che occorra l’imprimatur del Papa per legiferare sui diritti civili». Mentre Pellegrino dei Verdi esorta il Vaticano a non creare contrapposizioni ideologiche.
La linea vaticana è sviluppata dal professore Adriano Pes-sina, direttore del centro di Bioetica dell’Università Cattolica, secondo il quale teorizzare l’«abbandono assistenziale» di una persona senza attività conoscitive, privandola dell’alimentazione e dell’idratazione, sarebbe una «scelta moralmente inaccettabile quanto l’eutanasia e l’abbandono terapeutico».
Il termine emotivo qui è «abbandono assistenziale», quasi che l’individuo venisse privato di qualcosa e non fosse invece capace di determinare in anticipo sino a che punto andare avanti con le cure meccaniche. Infatti anche il commento di Pessina, rilanciato dall’agenzia dei vescovi Sir, nega il diritto all’autodeterminazione delle persone: «Non esiste il diritto di morire, la morte è un fatto e non un bene di cui disporre». E su questo punto la gerarchia ecclesiastica è decisa a dare battaglia, sebbene un sondaggio Ipsos, reso noto nel luglio scorso, evidenzi chiaramente che il settantaquattro per cento dei cattolici impegnati in attività parrocchiali ritiene che la voce della Chiesa vada ascoltata, ma poi «decide la coscienza» individuale.
Asciutta la reazione di Alessandro Criscuolo, presidente titolare della Prima sezione civile della Cassazione: «Ognuno è libero di criticare. Ma toccherà al Parlamento italiano fare le valutazioni che ritiene, senza lasciarsi condizionare da nessuno». E Giuseppe Englaro, padre di Eluana, ribadisce quanto affermato lunedì: «Da un paese civile e avanzato ci si aspetta una decisione del genere».
Il Polo si allinea al Vaticano. L’azzurra Laura Bianconi paventa un nuovo caso Terry Schiavo. Poliedri della Lega afferma che in Italia «si tenta di distruggere la vita». Lapidario Mantovano di An: «Non esiste il diritto di morire». Aggressivo Volontè dell’Udc, per il quale sentenza «viola» le prerogative del Parlamento.
Diverso l’atteggiamento dei cattolici del centro-sinistra. Morrone dell’Udeur, pur perplesso dinanzi alla sentenza della Cassazione, definisce «in malafede» quanti parlano di anticipazione dell’eutanasia. Castagnetti (Partito democratico) commenta: «II potere legislativo appartiene al Parlamento e non alla magistratura. Ma credo che dovremmo arrivare a fare la legge sul testamento biologico». Per la nuova leadership del Pd la vicenda è una sfida: naufragare col testamento biologico come con i Dico avrebbe forti contraccolpi.