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Embrione, l'Unione tratta per evitare la spaccatura

  La bioetica torna in Parlamento e agita i Poli. Domani al Senato il centrodestra tenterà l’affondo per discutere subito in aula il «caso Mussi» mentre la maggioranza farà muro puntando a rinviare tutto a dopo il 15 giugno, quando la ricerca sugli embrioni sarà affrontata dal Parlamento europeo. Ma nel frattempo l’Unione dovrà comunque decidere quale contromossa adottare. Ieri mattina una parte della Margherita avanzava l’idea di una mozione, che però avrebbe il difetto di creare nuovi fronti trasversali e spaccare l’Ulivo. A tarda sera la proposta sembrava rientrata e si lavorava su altre ipotesi meno laceranti. Come quella avanzata dall’ex presidente di Scienza e Vita, Paola Binetti: un pronunciamento «solenne» del governo nelle due persone di Fabio Mussi e Giuliano Amato. Martedì, nell’aula di Palazzo Madama, la Cdl chiederà di discutere «con urgenza» due mozioni che impegnano il governo a riapporre la firma alla «dichiarazione etica» europea contraria alla ricerca sugli embrioni. Un testo è dell’Udc, l’altro di An e Forza Italia. Anche se è più corretto parlare di firmatari, perché l’opposizione — come la maggioranza — non è compatta sui temi etici. Maurizio Eufemi, che con Rocco Buttiglione, ha presentato la mozione targata Udc dovrebbe fare la prima mossa. Subito dopo toccherà ai firmatari dell’altra mozione: Alfredo Mantovano di An e Gaetano Quagliariello di Forza Italia. I due documenti potrebbero fondersi, ma questo è solo un dettaglio.

 

 

 

 L’obiettivo principale del centrodestra è infatti quello di discutere i due testi prima di giovedì, quando il Parlamento di Strasburgo voterà il settimo «Programma quadro sulla ricerca», là dove gli europarlamentari della Margherita, insieme ad esponenti di altri gruppi, proveranno a far passare un emendamento che vieta gli esperimenti sugli embrioni. E dove i ds voteranno in modo diverso. Mantovano assicura: ”Vogliamo discutere le mozioni a Palazzo Madama prima del 15 non per sfiduciare qualcuno”. Ma è evidente il tentativo di mettere in difficoltà il centrosinistra che sull’argomento è diviso.

 

 

 

 

 

L’Unione fa presente che per fissare la discussione in aula «ci vorrà del tempo». Perché occorre convocare la capigruppo e calendarizzare. E comunque frenerà in tutti i modi l’iter delle due mozioni. Non solo per attendere che Strasburgo si pronunci sul merito, ma anche per aggiustare un po’ le cose in famiglia. Perchè dopo che il ministro diessino Fabio Mussi ha ritirato la firma alla «dichiarazione etica» con la quale l’Italia, insieme ad altri Paesi, bloccava di fatto i fondi Ue per la ricerca sugli embrioni, le fibrillazioni in casa della Margherita sono state quotidiane.

 

 

 

 Tanto da ipotizzare un voto di qualche senatore diellino a favore della mozione del centrodestra. L’ex presidente delle Acli Luigi Bobba esclude che ciò possa avvenire: «Siamo leali con la maggioranza. Ciò che contestiamo è solo il metodo: Mussi ha agito senza un intervento collegiale del governo». Ieri una buona fetta dei senatori diellini ha anche pensato all’arma della contromozione trasversale: fiducia al ministro Mussi, ma al tempo stesso  contrarietà agli esperimenti sulle staminali embrionali, rispetto  per la libertà di ricerca di altri Paesi europei, ma, in assenza di un  esplicito divieto alla ricerca sugli  embrioni, invito ai singoli Paesi  ad utilizzare i propri fondi per questo obiettivo.

 

 

 

La mossa si è però scontrata con il fuoco di sbarramento dei  diessini, timorosi che la mozione possa spaccare l’Ulivo e favorire l’approvazione da parte di un fronte trasversale, come avvenne per la legge sulla fecondazione assistita. E così, anche se la proposta nel pomeriggio sembrava già rientrata, il diessino Maurizio Migliavacca ha voluto comunque lanciare il suo altolà: «Non è il momento di piantare bandierine. Serve un confronto fra tutte le forze impegnate nella costruzione dell’Ullvo: per affrontare i temi eticamente sensibili occorre ascolto e impegno reciproco».

 

 

 

 Alla fine la cattolica Paola Binetti propone una soluzione che potrebbe risultare meno «pericolosa» per la tenuta del centrosinistra perchè non implica per forza un voto in aula: «Basterebbe che due ministri come lo stesso Mussi e Giuliano Amato, incaricato da Prodi a guidare il coordinamento sulla bioetica, si pronuncino solennemente in aula facendo salvo il rispetto per la libertà dei Paesi europei, ma al tempo stesso fornendo garanzie sul divieto in Italia della ricerca sugli embrioni».