RADICALI ROMA

Embrioni, aut aut del Vaticano al Governo

È sempre più ampia la spaccatura esistente tra i deputati cattolici della maggioranza e i vertici della Chiesa cattolica preoccupati dall’esito che avrà oggi il voto europeo per il varo, da parte del Consiglio competitività Ue, del VII programma quadro europeo per la ricerca, tra le cui voci sono anche compresi i finanziamenti per i progetti relativi alle cellule staminali embrionali. Una spaccatura sempre più ampia data anche dall’approvazione in Senato, lo scorso 19 luglio, della mozione unitaria che delinea la posizione che il nostro Paese sosterrà a livello europeo: sì alle ricerche che non implichino la distruzione di embrioni e, insieme, sì alla ricerca sugli embrioni crioconservati non impiantabili. Una posizione criticata dalla Chiesa perché si tradisce un principio di fondo e cioè quel principio secondo il quale la vita è sempre inviolabile. Anche da un punto di vista scientifico, tra l’altro, non si hanno riscontri che la ricerca su embrioni non impiantabili offra risultati concreti ed anche per questo motivo, la Chiesa, davvero non riesce a comprendere come cattolici intelligenti e preparati abbiano potuto dare il proprio consenso ad una mozione come quella dello scorso 19 luglio.

 

 

 

Un’approvazione, quella italiana, che ha provocato la reazione negativa dell’«Osservatore Romano» e di «Avvenire». Un voto che — come ha scritto ieri «Avvenire» — fa stare alla finestra «cattolici e laici, fianco a fianco su tematiche decisive per il futuro dell’umanità».

 

 

 

Il quotidiano dei vescovi ha chiesto ieri al governo italiano di rispettare «un imperativo morale che precede ogni legge: l’insopprimibile dignità di ogni vita umana, dal primo inizio alla fine naturale». Il governo — ha scritto ancora Avvenire — deve scegliere per la «difesa della vita». Altrimenti «può scivolare lungo il versante oscuro del crinale: consentendo che si giochi sulla vita e con la vita, dimostrando di aver giocato a sua volta, in Parlamento, con le parole».

 

 

 

Per il quotidiano della Cei, siamo in una fase in cui le potenti centrali private che hanno dato impulso alle ricerche sulle staminali embrionali «stanno prendendo atto di un’impressionante sequenza di fallimenti, un bilancio in rosso che risalta ancora di più al cospetto dei successi invece ottenuti nelle sperimentazioni sulle cellule staminali adulte e da cordone ombelicale. E così nella Ue — l’editoriale del quotidiano — come negli Usa, si sono scatenate campagne lobbistiche che puntano scopertamente a scaricare sui bilanci pubblici i costi di un’attività sterile di risultati e produttrice di infiniti e sempre più avvertiti problemi etico-sociali».

 

 

 

Molto critico con i politici cattolici che hanno votato la mozione unitaria che delinea la posizione che il nostro Paese sosterrà a livello europeo, è monsignor Luigi Negri, vescovo della diocesi di San Marino-Montefeltro. Vicino al movimento di Comunione e liberazione, fine teologo, per anni docente di storia della filosofia e introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Negri, spiega che, a suo avviso, chi ha votato la mozione non è stato ingannato, «sapeva bene cosa faceva e sapeva che andava contro quei principi che Benedetto XVI ha chiesto di non tradire». «La ricerca sulle cellule staminali e embrionali, come anche quella sugli embrioni crioconservati non impiantabili — spiega Negri — è totalmente inefficace da un punto di vista scientifico. I nostri politici hanno deciso di pagare dazio alla sinistra radicale, tradendo però il popolo che in più occasioni ha dimostrato cosa si aspetta da loro».