RADICALI ROMA

Un terzo del debito degli enti locali nelle mani della finanza creativa

Tanti, troppi, una mole tale da sollevare i dubbi della Corte dei conti e in alcuni casi addirittura della magistratura. Quegli enti locali che sono ricorsi ai derivati, hanno tra il 30 e il 50 per cento del loro debito legato a contratti di copertura o in alcuni casi di «strumenti speculativi a rischio». I derivati del Comune di Roma ammontano al 53 per cento, a Napoli ci sono ancora in essere 700 milioni di derivati su 1,5 miliardi di debito lordo, a Milano sono 1,68 miliardi su 3,75 miliardi di passività. Dopo i richiami delle autorità, l’ amministrazione comunale Torino ha ridotto la percentuale al 32 per cento; e la Regione Toscana ha limitato la sua esposizione sui derivati al 36% del totale delle passività. Non mancano però anche alcuni esempi virtuosi, come quello della Regione Emilia Romagna, del Comune e della provincia di Bologna.

FIRENZE – Perdita potenziale di quasi 60 milioni. Sono 130 i derivati al vaglio, che riguardano la Regione Toscana e undici Comuni della Provincia di Firenze tra cui il capoluogo stesso, a copertura di un debito che all’ ultimo dato ufficiale del 2008, ammonta a circa 1,6 miliardi. Di questi 728 riguarderebbero il Comune di Firenze che risultava avere 13 contratti derivati in essere con una perdita potenziale di 55 milioni. La Regione Toscana fornisce invece i dati aggiornati e nel 2009 ha alleggerito di circa 180 milioni l’ esposizione sui derivati: su 1,26 miliardi di debiti della Regione, 461 milioni (il 36,39% del totale) sono assistiti da alcuni tipi di derivati poco rischiosi per la copertura dei tassi d’ interesse.

NAPOLI –  Imposto lo stop a nuovi derivati. Allarme derivati, il Comune di Napoli corre ai ripari. A marzo ha chiuso la prima operazione ereditata dalla giunta Iervolino, lunedì 24 chiuderà la seconda da 260 milioni. Restano ancora da definire tre derivati da 700 milioni. Una frenata alla finanza creativa dopo l’ allerta della Corte dei conti che ha intimato all’ amministrazione partenopea di azzerare i derivati. «Napoli ha un indebitamento lordo di 1,5 miliardi a fronte del quali ci sono crediti di pari entità – spiega l’ assessore al Bilancio, Michele Saggese – la nostra posizione finanziaria netta è invece negativa per circa 250 milioni». Nessun derivato invece, nei conti di Provincia e Regione.

BARI – Esame in procura per i bond regionali. Il bilancio 2009 del Comune di Bari è riuscito di un soffio a non sforare il patto di stabilità. Peraltro i conti del Comune non nascondono alcun tipo di derivato. Diverso è il caso della Regione Puglia. La Puglia non avrebbe dei derivati ma un paniere di obbligazioni per complessivi 870 milioni. Stando a quanto dichiarato dalle autorità, in questo portafoglio di bond non ci sarebbero titoli tossici: tuttavia proprio su due di queste obbligazioni è in corso un’ inchiesta della procura di Bari che accusa Merril Lynch di truffa aggravata. Il danno procurato alla Regione, secondo i consulenti della procura, ammonterebbe a 73 milioni.

ROMA – Gli interessi passivi continuano a salire. Il Comune di Roma ha un debito pari a 6,95 miliardi su cui sono stati accesi 3,5 miliardi di derivati (ovvero il 53% del totale). Su questi derivati, il Comune capitolino ha pagato e pagherà oneri per interessi passivi crescenti negli anni. A fine 2008 gli oneri finanziari erano pari a 467 milioni, a fine 2009 erano lievitati a quota 633 milioni e per quest’ anno sono invece stimati interessi per un ammontare complessivo di 689 milioni. Guardando invece al bilancio della Regione Lazio, i derivati dell’ ente ammontano a 2,9 miliardi di cui 2,4 miliardi sono relativi a mutui e buoni ordinari della regione e 500 milioni fanno capo a Sanim (società immobiliare delle Usl e delle aziende ospedaliera laziale). Di questi 2,4 miliardi di derivati, oltre la metà ovvero 1,3 miliardi sono a rischio zero, in quanto coperti dalle banche stesse con cui sono stati stipulati questi contratti.

MILANO – Un caso esemplare con pesanti rischi. Il caso del Comune di Milano è esemplare. Non solo per il rischio legato a un derivato da 1,68 miliardi rinnovato nel 2007, ma anche perché secondo la procura di Milano alla stipula di questo contratto le banche avrebbero incassato commissioni occulte per 100 milioni e, avrebbero esposto il Comune a forti rischi, tralasciando invece la consulenza tecnica che avrebbero dovuto prestare loro per legge. Se è vero che con la trasformazione dei tassi da fissi a variabili oggi il Comune di Milano guadagna tra i 20 e i 30 milioni, è anche vero che con il Credit default swap sottoscritto dalla giunta Moratti, l’ ente meneghino resta esposto per il derivato da 1,68 miliardi a un potenziale buco da 150 milioni. A fine 2009 l’ indebitamento del Comune di Milano ammonta a 3,75 miliardi di euro.

TORINO – Arriva la bacchettata della Corte dei Conti. Il debito del Comune di Torino supera i 3,1 miliardi, di cui 960 milioni è rappresentano da contratti swap con istituti come Abn Amro, Intesa-Sanpaolo, Unicredit, Dexia, e J&P Morgan. A metà 2009 il Comune aveva inoltre chiuso prima della scadenza tre contratti derivati con Ubs da oltre 200 milioni, incassando 7 milioni di plusvalenza. La Corte dei Conti aveva bacchettato l’ amministrazione Torino per i derivati con Ubs, in quanto erano stati giudicati «strumenti speculativi e non di protezione». La Regione Piemonte, invece, ha un derivato da 1,8 miliardi, solo la Provincia di Torino è invece rimasta fuori da questi contratti a rischio.

GENOVA – I giudici indagano sull’ affare Nomura. La Regione Liguria nel 2004 aveva stipulato un contratto derivato da 100 milioni con Nomura (da restituire nel 2034), su cui sta indagando la magistratura milanese per accertare se la Regione Liguria (che si dice sicura di non correre alcun rischio) possa avere autorizzato Nomura a dare in garanzia quel titolo per altre operazioni. Il Comune di Genova, che ha un debito pregresso rilevante e pari a 1,26 miliardi sembra invece essere restato alla larga dai derivati. Solo la controllata immobiliare Spim, nel 2007 aveva stipulato con Bnp Paribas un derivato da 10,4 milioni, giudicato dal nuovo cda della società «ad altissimo rischio».

BOLOGNA – Debiti legati a opere pubbliche. Regione, Provincia e Comune hanno il loro problema di debito come tutti gli enti locali italiani, ma non quello dei derivati. Il Comune di Bologna non ha derivati e non ne ha mai avuti, e quando ai debiti, ne ha per 320 milioni legati a investimenti in opere pubbliche. La Regione Emilia Romagna ha attualmente un solo derivato, su un mutuo di 380 mila euro, che scade nel 2032 ed è stato di recente convertito da tasso variabile a tasso fisso. La Provincia di Bologna ha estinto a fine 2008 l’ ultimo derivato che aveva con Bnl e tiene sotto controllo quelli delle società partecipate. – (s.b.)