RADICALI ROMA

Equiparate droghe leggere e pesanti

  Fini aveva alzato il tono della voce per sottolineare quelle parole, in chiusura della Conferenza sulle droghe, lo scorso dicembre a Palermo: «Faremo approvare il ddl entro la fine della legislatura. E, se sarà necessario, chiederemo il voto di fiducia». Così è stato. La questione della fiducia è stata posta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, e si voterà oggi, al Senato.

 

 

Il ddl sulle droghe, un corpo di norme contestato anche da molti tra coloro che lavorano al recupero dei tossicodipendenti, inserito nel decreto sulla sicurezza per le Olimpiadi di Torino, dovrebbe passare, dunque, in un clima da ultimi giorni di approvazioni a raffica, mentre l’opposizione parla di scorrettezza istituzionale. Non ci sara più la distinzione tra droghe pesanti e leggere e le pene saranno da 6 a 20 anni, se si «importa, esporta, acquista, riceve o detiene» una sostanza stupefacente per un uso «non esclusivamente personale». In caso contrario sono previste, sanzioni amministrative.

«No al carcere»

 

Indignati i commenti dell’opposizione. Rosy Bindi, della Margherita, parla di un colpo di mano, teso a imporre una visione autoritaria. «Cinque anni fa – ricorda – la propaganda elettorale della destra prometteva tolleranza zero contro la droga. Oggi, a fine legislatura, il governo annuncia di voler mettere la fiducia su un maxiemendamento che ripesca norme del disegno di legge Fini, arenato da anni al Senato». Norme che definisce «pessime e poliziesche». Poi conclude: «Ecco a cosa serviva allungare la legislatura: a mostrare la faccia feroce della destra con i più deboli, ad agitare in modo improprio il tema della sicurezza. La droga non si combatte con il carcere o i ricoveri coatti per i ragazzi tossicodipendenti».

 

 

Dai Da l’accusa di «strappi istituzionali», messi in atto da questa legislatura. «Ma pensare di concluderla con un voto di fiducia che inserisce in un decreto sulle Olimpiadi di Torino una nuova legge sulle droghe – osserva Guido Calvi, capogruppo Ds in commissione Giustizia – è davvero troppo». Il senatore rimarca il principio costituzionale e normativo che i decreti legge trattino materie omogenee e non, come in questo caso, argomenti così distanti e diversi. Anche i radicali insorgono. Il loro segretario, Daniele Capezzone, è tra quelli che alla Conferenza di Palermo aveva deciso di partecipare, «perché noi crediamo nel dialogo». Oggi parla di «emergenza sociale, con centinaia di migliaia (anzi, qualche milione) di persone che, per 5-6 spinelli, diverrebbero passibili di perquisizione all’alba, arresto, processo e condanna da uno a 6 anni di carcere. Una follia».

«Tempo di decisioni»

 

La maggioranza, ovviamente, non la vede così. «La scelta del governo di porre la fiducia al Senato sulle norme riguardanti la droga è giustissima. Dopo anni di discussione è tempo di decisione». Ne è convinto Maurizio Gasparri, dell’esecutivo di An. Ritiene che le norme proposte sono ispirate a un principio di solidarietà nei confronti del tossicodipendente e di severità verso gli spacciatori. «Risposte chiare e di destra, per aiutare chi soffre e punire chi uccide. Drogarsi è un illecito e da ora la legge lo affermerà con chiarezza. Dando nel contempo più importanza alle comunità terapeutiche, vera risorse della vita contro la morte».

Scambi di accuse

 

Il senatore Luigi Bobbio, dello stesso partito, risponde alle accuse, sostenendo che si è colto una preziosa opportunità per giungere tempestivamente all’approvazione di una serie di norme di fondamentale importanza. Giovanardi, da parte sua, invita a un confronto più pacato e sereno, Anche se non precisa quando dovrebbe avvenire tale confronto, dal momento che i giochi sembrano ormai ampiamente fatti. «I toni truculenti e offensivi usati da alcuni componenti dell’opposizione nei miei riguardi – ammonisce – non offendono tanto il ministro quanto i più di mille operatori pubblici e del privato sociale che hanno elaborato collegialmente il testo». Il ministro si dice fiducioso che presto verrà riconosciuta la validità di una scelta che punta al recupero del tossicodipendente, «che non può e non deve essere perseguito penalmente, mentre lo spacciatore deve essere punito con severità». Mentre a quanto pare di tutta l’erba, è il caso di dirlo, si deve fare un fascio.