Gli italiani – e anche i cattolici praticanti – sono in maggioranza favorevoli all’eutanasia per Piergiorgio Welby, il malato terminale che ha chiesto ai medici di staccare la spina, ma che ha ricevuto in cambio un diniego. Il problema, ha spiegato il dottore che lo ha in cura, è che facendolo violerebbe la legge. Oggi, a conforto della richiesta di Welby, co-presidente dell’associazione radicale Luca Coscioni, da mesi al centro di una battaglia personale e politica in favore della “morte dolce”, arrivano i clamorosi risultati del sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, da cui emergono in sostanza due cose: gli italiani hanno una visione diversa dalla legislazione in vigore; chi si definisce cattolico praticante, sull’argomento, non sembra seguire i dettami della Chiesa.
Alla domanda se i medici dovrebbero accogliere la richiesta di Welby, il 64% degli intervistati (un campione di mille cittadini residenti in Italia) non ha dubbi nel rispondere un secco sì, contro il 20% dei contrari e un 16% che preferisce non esprimere la propria opinione in assenza di un’idea chiara in materia.
Ma ben più significativo è il dato se si tiene conto della fede religiosa degli intervistati: in particolare tra coloro che vedono l’eutanasia come una soluzione praticabile per Welby, il 50% si dichiara cattolico praticante, mentre il 71% abbraccia la fede cattolica, ma non pratica.
Anche tra coloro che dichiarano di professare un’altra religione la percentuale dei favorevoli all’eutanasia è elevatissima: si parla del 68%. Mentre la percentuale diventa quasi bulgara quando la richiesta viene fatta agli atei che, per il 95%, si dicono favorevoli a staccare la spina. I contrari. Tra gli intervistati che invece si dicono contrari ad accogliere la richiesta di Welby si conta un 28% di cattolici praticanti; un 15% di cattolici non praticanti e il 18% di cittadini che appartengono ad altri credo religiosi. Gli atei che non ritengono sia giusto praticare l’eutanasia sono solo il 3%. Infine il 51%, quindi una percentuale elevata, spiega che preferisce non rispondere alla domanda se i medici “non” dovrebbero staccare la spina.
Intanto proprio oggi Welby ha dato mandato ai suoi legali affinchè ricorrano alla magistratura per ottenere il via libera alla sua richiesta: “il distacco del ventilatore polmonare sotto sedazione terminale”.
E sui risultati del sondaggio di Repubblica interviene Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni secondo il quale “anche i cattolici non seguono il Vaticano e resistono alla propaganda di strumentalizzazione”.
Cappato spiega che “il presidente dell’associazione francese per il diritto all’eutanasia è stato per molti anni Jacques Pohier, uomo di chiesa ed ex-direttore della rivista post-Concilio Vaticano II, ‘concilium’. Fu lui a coniare l’espressione ‘morte opportuna’, ripresa da Welby come alternativa a ‘morte dignitosa’, proprio per riservare alla vita l’obiettivo della dignità”.
Questa, per Piergiorgio Welby, è “la migliore testimonianza di un cattolicesimo possibile, rispettoso del dramma della sofferenza e della libertà – conclude Cappato – contro i dogmi di quei fondamentalisti clericali che, nell’assolutizzare la ‘vita’, impongono una concezione materialistica di esistenza biologica privata di volontà, trasformando il diritto alla vita dignitosa in condanna alla tortura infame”. Secondo l’esponente radicale i dati pubblicati da Repubblica “sono in linea con la storia democratica e referendaria del nostro paese”.
E Micromega, la rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais in edicola da venerdì, lancerà la proposta di un referendum che decida “finalmente, una volta per tutte”, di abrogare l’articolo del codice penale che stabilisce una condanna fino a 15 anni di carcere per chi ‘assiste’ al suicidio.
<!– do nothing –>”Oggi chi aiuta un malato terminale che rifiuti di continuare ad essere torturato – si legge nell’editoriale non firmato, e dunque attribuibile al direttore – rischia una condanna fino a 15 anni di carcere. Questo commina l’articolo del codice penale che sanziona l’assistenza al suicidio. Articolo abnorme. Articolo che un paese civile dovrebbe avere da tempo abrogato. Nasca quindi un movimento referendario che, abrogandolo, renda il nostro Paese meno lontano dagli standard europei di civiltà”.