RADICALI ROMA

"Evasioni", rubrica sul carcere

“Cari amici del Detenuto Ignoto,

In questi giorni in cui la recrudescenza di atti criminosi pone alla classe politica la necessità di contrastarne il fenomeno e le forze più oscurantiste invocano, sull’onda della campagna elettorale, misure restrittive delle norme miranti al recupero e alla risocializzazione dei rei, noi, oltretutto immersi in questo mare tempestoso, chiediamo al contrario che si applichino le leggi vigenti e ci si rinforzi ancora di più intorno ai cardini del diritto a ai principi di umanità e buon senso che li sostengono.

Chiediamo l’istituzione di un Garante delle carceri, una autorità che sia presente in ogni carcere e funga da raccordo, da trasmettitore di tutte le irregolarità, inadempienze, manchevolezze arbitrii e abusi che ogni giorno si soffrono negli stabilimenti penitenziari.

Chiediamo che la figura degli educatori penitenziari faccia finalmente onore al proprio nome e che quindi si esplichi in una effettiva capillare opera di rieducazione, svolta da operatori motivati che non risultino introvabili e assolutamente insufficienti nel numero.

Chiediamo l’applicazione degli arresti domiciliari e degli arresti domiciliari ospedalieri per chi, portatore di Handicap, si trova a dover scontare non la pena, ma la tortura, per la mancanza di logistiche atte a eliminare le innumerevoli barriere architettoniche, quando non sia possibile concedere misure più favorevoli all’ammalato.

Nel particolare i sottoscritti portatori di handicap, denunciano l’inammissibile violazione dei propri diritti e lo sfregio continuo portato alla propria dignità. Non possiamo svolgere le nostre cure igieniche senza sottoporci quotidianamente a pesanti disagi e rischi incombenti. Non ci è prestata alcuna cura fisioterapica. Ci è impedito di godere delle ore d’aria a meno che non vogliamo sottoporci ogni giorno alla roulette russa del trasporto della sedia a rotelle su e giù per le scale con una ventina di ripidi gradini. I medicinali sono sempre carenti…”

A.

M.

Richieste che sembrano particolarmente giuste, queste che ci giungono da A. e M. da Roma, due detenuti che ci scrivono per raccontarci il dramma del loro quotidiano vivere una condizione mai contemplata in nessuna sentenza, né in alcun regolamento carcerario: l’handicap. Ma oltre a questo pongono il problema che sta probabilmente alla base di tutta una serie di comportamenti illegali da parte dello Stato nei confronti del reo, e che determina spesso e volentieri il mutamento dell’essenza della pena da atto di civiltà a barbarie: la mancanza di un controllo autonomo dell’esecuzione della pena.

La figura del Garante delle persone private delle libertà gia esiste in alcune regioni e comuni della Repubblica, anche se i suoi poteri sono molto limitati. Siamo ormai in prossimità delle elezioni politiche e nel programma dell’Unione è prevista la figura del Garante Nazionale al quale, non solo saranno attribuiti poteri di persuasione nei confronti dell’amministrazione penitenziaria, ma poteri ispettivi, di controllo e vigilanza.

Diciamo che il problema della trasparenza del carcere a questo punto diventa centrale. Dovrebbe essere reso possibile, per diritto di studio, per il privato cittadino, accedere a tutta una serie di informazioni che sono oggi esclusiva proprietà del Dap. Occorrerà ad esempio mettere in piedi un istituto di monitoraggio, studio e controllo autonomi sotto l’autorità del Garante Nazionale. Ma occorrerà anche, senza dubbio, sensibilizzare il privato cittadino, l’opinione pubblica, sui problemi della giustizia e della carcerazione nel proprio paese, perché il controllo e l’interesse da parte della società sulla cosa pubblica, sono l’essenza della democrazia stessa.

Irene Testa

Ass. Radicale “il Detenuto Ignoto”