RADICALI ROMA

Sgombero ex-Penicillina: politica della ruspa calpesta dignità

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Dichiarazione di Simone Sapienza, segretario di Radicali Roma

Ci risiamo: ieri ha avuto luogo un nuovo sgombero a Roma, che segue quelli del Camping River e di via Scorticabove e, come promesso dal Ministro dell’Interno, anticipa le ruspe sulla Barbuta e sugli altri campi rom della capitale.
Situazioni drammatiche come quella dell’ex Penicillina, dove stazionavano un numero imprecisato di persone, non dovrebbero neanche esistere. Ma se c’è gente che si riduce a vivere in mezzo ai rifiuti, senza acqua, senza luce, senza dignità, vuol dire che non ha altra scelta, e una sola grande colpa: la povertà. E uno Stato responsabile dovrebbe tutelare la dignità di tutti i cittadini, soprattutto quelli più fragili, e, in questo come in altri casi, avrebbe dovuto restituirla a chi l’aveva persa.

Le politiche della ruspa, cavallo di battaglia di Salvini, ma ormai anche di Raggi e M5S, non danno dignità né a coloro che sgomberano, né ai cittadini che vorrebbero vivere in quartieri sicuri senza zone franche presidi di illegalità. Le ruspe cancellano semplicemente dei non-luoghi e sparpagliano le non-persone che ci vivevano, che si ritrovano senza più neanche quel giaciglio indecoroso e lo vanno a cercare altrove, per strada, in altri non-luoghi dimenticati ai margini della città. Secondo i dati diffusi all’Associazione A Buon diritto, che si è occupata di dare assistenza legale agli sgomberati dell’ex Penicillina fino alla tarda serata di ieri, circa un centinaio di persone sono state accolte nel circuito cittadino e dell’emergenza freddo, e trentadue sono state accolte nei giorni precedenti lo sgombero, grazie alle segnalazioni delle associazioni. Altre trentacinque persone sono state trasferite in Questura – Ufficio immigrazione e non si sa che fine faranno, per quanto riguarda le centinaia di persone che avevano abbandonato l’edificio nei giorni precedenti sotto la minaccia dello sgombero non si hanno notizie.

Le politiche della ruspa, così come vengono attuate da qualche mese a questa parte nella nostra città, ovvero senza le soluzioni assistenziali necessarie, sono dei grandi catalizzatori di facile consenso, ma non producono nulla, se non la consegna alla criminalità di strada di persone a rischio sopravvivenza.

Salvini ripete che le ruspe sono il punto di partenza per avviare un vero processo di ricostruzione, ma il ragionamento corretto sarebbe inverso: prima si costruiscono alternative per chi vive nell’indigenza e nella povertà, poi si azionano le ruspe. Sgomberare senza dare assistenza alle persone sposta solo il problema e porta illegalità, marginalità sociale, precarietà alloggiativa e costruzione di nuovi presidi ancora meno sicuri perché meno controllati di quelli che c’erano prima, in cui almeno le tante associazioni di volontari che si occupano di diritti umani avevano creato rapporti stabili e una rete di aiuti concreti.

Tutto questo, solo per soddisfare la voglia di risposte di esigenti elettori affamati di sangue. La politica non dovrebbe avallare gli istinti più bassi della popolazione per semplificarsi il lavoro. E’ molto facile prendersela con chi non ha nulla e costruire una narrazione comprensibile, in cui arriva il buono che caccia via il cattivo e tutti vissero felici e contenti. Molto più complesso è dire che quelle persone esistono, e sono sotto la responsabilità di questo Comune e di questo Stato, anche perché nella maggior parte dei casi si tratta di persone provviste di un titolo di soggiorno valido per rimanere nel nostro paese. Molto più complesso è trovare soluzioni reali, superare i problemi e spegnere finalmente il fuoco dell’odio e del malcontento con azioni politiche concrete, non puramente dimostrative. Continuare a calpestare la dignità delle persone, e utilizzarla come megafono per la più becera propaganda politica, significa calpestare, definitivamente, la dignità della politica stessa.