RADICALI ROMA

Fede, relativismo, etica pubblica, Concordato. Se ne discute alla Facoltà valdese di teologia

Fede, relativismo, etica pubblica, concordato, questi alcuni degli argomenti attorno ai quali hanno discusso mons. Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, Maria Bonafede, Moderatore della Tavola Valdese e Paolo Flores d’Arcais, direttore della rivista Micromega, che ha organizzato l’incontro che aveva per titolo «Il cristianesimo è compatibile con la democrazia?». Il confronto si è aperto partendo dalla questione della pubblicazione delle vignette sull’islam, e mons. Fisichella si è attestato sulla necessità di lasciare libertà di satira, individuando però dei limiti che che non consentano di toccare la fede. «La satira – ha affermato il monsignore – deve comprendere che ha un limite dinnanzi al valore, al contenuto religioso, a cui le persone aderiscono. Un valore religioso che per sua stessa essenza, specialmente all’interno delle tre religioni monoteiste, ha un valore di trascendenza. Si può credere o no ma ciò non autorizza nessuno ad arridere il contenuto della fede». Flores d’Arcais rifiutando questo limite ha sottolineato come «nei confronti dell’ateismo ogni enciclica ripete tranquillamente che esso porta con sé, non solo l’ateismo ma anche l’illuminismo, il precipitare nel nichilismo morale ed è alla radice dei totalitarismi del nostro secolo, quindi dei lager e dei gulag. E ciò potrebbe essere considerato altrettanto offensivo». Secondo Maria Bonafede, Moderatore della Tavola Valdese i «limiti del Concordato sono stati superati nel dibattito sul referendum della primavera scorsa. Abbondantemente superati». Non c’è discussione in Italia «senza che le conclusioni non siano poi tratte in perfetta consonanza con quelle dell’autorità cattolica». Mons. Fisichella aveva riconosciuto che il Concordato in Italia pone dei limiti e che esistono altri modelli in cui le chiese hanno maggiori libertà non avendo però privilegi, come ad esempio il modello americano. Tuttavia l’alto prelato non si è pronunciato in alcun modo per la necessità di un superamento del Concordato stesso. Fisichella per altro aveva preferito indugiare sulla relazione tra legge religiosa e legge degli uomini. «Le leggi non impongono nulla – replicava il Moderatore della Tavola Valdese – Una legge che consente in alcuni rari casi a qualcuno di porre fine alla vita, non lo impone a nessuno, anche una legge come il divorzio non ti impone di divorziare, te lo consente». Occorre invece disporsi alla «libertà di assumermi la mia responsabilità. Si ha sempre invece l’impressione – ha aggiunto Maria Bonafede – che tutta la società italiana debba essere sempre trattata da minorenne, quindi da incapace di decidere da sola».

Altro argomento posto dal monsignore è stata poi l’opportunità, a suo modo di vedere, della distinzione tra pluralismo e pluralità: secondo Flores «se ciò diventa qualcosa di diverso dal pluralismo» non serve a nulla. «Le Costituzioni – spiega – stabiliscono che nessuna maggioranza può togliermi una libertà, che si vanno allargando. Il diritto a decidere sulla propria vita, con l’eutanasia sarà riconosciuto costituzionalmente». E precedentemente il direttore di Micromega aveva ricordato: «Giovanni Paolo II di fronte al primo parlamento polacco dopo il totalitarismo comunista, di fronte al primo parlamento polacco che discuteva di aborto, quel papa dichiarò che un parlamento che legiferi in contrasto con la legge naturale è illegittimo». Questo approccio manifesta un chiaro «elemento teocratico: a partire da una religione si stabilisce la legittimità di un parlamento nel momento in cui decide democraticamente ma in difformità di un dogma». Per Fisichella in ogni caso «lo stato deve ascoltare anche le mie posizioni, quelle del mondo dei cattolici. Il legislatore dovrà assumersi le sue responsabilità davanti a questo. Davanti a queste leggi: sulle quali poi potrò avere una obiezione di coscienza». (m.l.)

 

Audiovideo dell’incontro