RADICALI ROMA

Ferraro lancia la sua rock band "Raccontiamo cos'è la galera"

ROMA – All’incontro si presentano in tre. Il più noto è Salvatore Ferraro, condannato per favoreggiamento nell’omicidio Marta Russo, oggi a piede libero. Poi c’è Stefano Bracci, che ha scontato vent’anni per associazione sovversiva e concorso morale in omicidio. All’epoca era un anarco-fascista, oggi è per Rifondazione comunista (“sono gli unici che parlano di politica”, dice). il terzo è Marco Nasini, il cantante, l’unico incensurato (“perché a noi non ci piace “cantare”” scherzano gli altri due, “e poi perché con un po’ di romanticismo ci piaceva che a cantare fosse uno libero”). Sono tre dei sette componenti dei “Presi per caso”, un gruppo nato otto anni fa nel carcere romano di Rebibbia.

Oggi sono tutti liberi cittadini (qualcuno in misura alternativa, ovvero accesso alla libertà ma con delle limitazioni) e hanno deciso, per una promessa che si erano fatti in carcere, di continuare a suonare insieme. A breve Rai Trade pubblicherà il loro disco, ma questa sera per la prima volta la band si esibirà “all’estero”, a Positano, (“finalmente un posto di sole”) ospiti della rassegna Cartoons on the bay. Ma lei Ferraro, non ha paura di esporsi in pubblico? “Ma sì, può succedere che qualche giornalista dica ecco c’è Ferraro, è il caso più interessante, ma il fatto è che credo nella bontà di quello che facciamo. Del carcere bisogna parlare, io lavoro anche in un’associazione a favore dei detenuti. Quello che oggi manca alla giustizia è un serio dialogo con le carceri. Ancora si tende a svolgere una politica di totale isolamento. Per quanto mi riguarda spero che prevalga il senso del gruppo”. <!–inserto–>Ferraro è quello che ha scritto testi e musiche. E sono decisamente spiazzanti. Si parla sfacciatamente di quello che accade in galera, con un’ironia da cabaret-demenziale. Si invoca Totti e una “botta alla Ferilli”, si racconta di droghe e del Valium che è una panacea per le sofferenze da isolamento, c’è perfino un gospel. L’ironia è feroce, senza veli. Ma davvero c’è da ridere? Uno si aspetterebbe rabbia, rancore: “L’equazione è semplice, se vuoi raccontare delle cose così drammatiche devi farlo con ironia, ci sono crimini e misfatti della galera, ma se vogliamo far arrivare alla gente il senso di questa esperienza dobbiamo farlo con leggerezza”.

Bracci, il bassista, racconta degli anni della galera. È stato anche in Francia, prima latitante poi in galera, e lì ha imparato la possibilità di attività ricreative. Estradato in Italia si è battuto perché si riuscisse a fare qualcosa: “Abbiamo messo in piedi il gruppo e ovviamente la formazione cambiava sempre, ma la cosa assurda è che le defezioni erano accolte favorevolmente perché voleva dire che uno usciva dal carcere”. I “Presi per caso” sono un misto di tutto.

L’età dei componenti va dai 27 ai 54 anni, i gusti musicali sono tra i più diversi che si possano immaginare, così come l’estrazione sociale. Ferraro e Bracci sono i borghesi, ma ci sono anche altri che rappresentano la più tipica popolazione carceraria, quelli che entrano ed escono per microcriminalità: “Insieme facciamo una cinquantina da’anni di reclusione” racconta Ferraro, “dagli otto mesi di chi ha rubato per drogarsi alle grandi associazioni di tipo eversivo. È nata come attività ricreativa, poi usciti fuori abbiamo messo in piedi due commedie musicali, io ho scritto le canzoni e ora ci proviamo come gruppo musicale. L’unica band che continua fuori dal carcere, l’unica con pezzi originali, in genere anche quando si fa teatro si prendono testi famosi; ma mi sembra abbastanza triste, invece noi abbiamo un vissuto preciso da raccontare”.