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FIRENZE: L'APPELLO DEL COMUNE PER L'"ICI VOLONTARIA"

Con 13 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni, lo scorso 31 gennaio è stato approvato dal Consiglio comunale di Firenze un appello “alle istituzioni religiose fiorentine e alla loro sensibilità perché venga versato al Comune un contributo volontario pari all’importo dell’esenzione dell’Ici per i beni immobili ecclesiastici con attività di natura commerciale, per consentire e assicurare le risorse economiche necessarie per i servizi sociali destinati alle categorie più deboli e alle famiglie meno abbienti”. Il provvedimento è stato promosso da Ornella De Zordo, capogruppo della lista civica vicina ai movimenti “Unaltracittà/Unaltromondo”, e ha ricevuto l’appoggio di Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi, Sdi e Sinistra Ds. Molto polemiche sono state invece le parole del coordinatore dei Ds fiorentini Michele Marrocchi, che ha definito il documento “una inutile provocazione”, e del capogruppo della Margherita Nicola Perini, che ha stigmatizzato l’iniziativa etichettandola come “demagogica”. Di diverso avviso il diessino Daniele Baruzzi, esponente della sinistra del partito, secondo il quale “in una situazione di estrema difficoltà degli enti locali, sembra ragionevole che chi gode di questo privilegio possa riflettere e contribuire in qualche modo al sostegno delle politiche sociali del Comune”.
“Le mancate entrate dell’Ici”, ha dichiarato la De Zorzo, “sono stimate in circa 600-800 mila euro per il Comune di Firenze e ricadranno sulle fasce meno abbienti e su coloro che più di tutti necessitano di servizi sociali appropriati”. “Senza contare”, ha aggiunto la capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo, “le penalizzazioni che questa norma impone in termini di violazione della concorrenza”.
Sulla questione è intervenuto anche Enzo Mazzi, della comunità dell’Isolotto di Firenze, con il commento che qui di seguito riportiamo.
È quanto mai imbarazzante l’appello rivolto lunedì scorso dal Consiglio Comunale fiorentino alle istituzioni ecclesiastiche perché paghino spontaneamente l’Ici sugli immobili destinati ad uso commerciale o comunque non strettamente religioso, dopo che la finanziaria le ha esentate. Ed è particolarmente imbarazzante per i tanti cattolici fedeli e tuttavia attenti ai temi della giustizia sociale, anzi resi sensibili all’attuazione della giustizia forse proprio a causa di questa loro fedeltà. È quanto di meno demagogico possa esserci il mettersi nei panni di una persona anziana sola bisognosa di assistenza a cui il Comune deve lesinare l’ap-propriato servizio, che a quella persona è per giustizia dovuto, perché è venuta a mancare la cospicua somma che le strutture ecclesiastiche avrebbero dovuto versare nelle casse comunali.
Quando venne fuori lo scandalo del coinvolgimento dello Ior (la Banca vaticana retta allora da monsignor Marcinkus) nelle vicende del Banco Ambrosiano di Calvi, l’opinione pubblica fu informata del fatto che molte strutture religiose, Diocesi, Ordini religiosi, Associazioni cattoliche, investivano nello stesso Ior i loro guadagni per trarne alti tassi di interesse. Fu uno scandalo nello scandalo. Poi tutto è tornato nell’ombra, anzi nel buio pesto. Quegli investimenti proseguono anzi lievitano ora con le somme sottratte all’attuazione di politiche di giustizia verso i più deboli. Sono somme sottratte “legalmente” secondo la legge finanziaria, ma non secondo la legge di un’etica della responsabilità.
So di membri di istituzioni religiose, anche a livelli di dirigenza, a cui quel senso di imbarazzo risulta particolarmente fastidioso. Non è facile prendere decisioni contro corrente che metterebbero in cattiva luce il comportamento di tutti gli altri e favorirebbero spiacevoli confronti. Stanno riflettendo sul da farsi. Forse avrebbero bisogno di essere sostenuti dallo sviluppo di un movimento di opinione pubblica interno alla Chiesa stessa, di cui ci sono timidi accenni. Anche sulla base di sollecitazioni nuove venute dalla recente Enciclica di papa Benedetto XVI.
“Dio è amore”, la lettera enciclica papale, non ha soltanto riflessioni teologiche. Entra nel vivo del rapporto fra carità e giustizia. E lo fa con espressioni anche forti. Ad esempio: “Il giusto odine della società e dello Stato è compito centrale della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe a una banda di ladri”. E più sotto: “La Chiesa ha il dovere di offrire attraverso la purificazione della ragione e attraverso al formazione etica il suo contributo specifico, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e politicamente realizzabili. La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare” (cap. Giustizia e carità, 28)
Ce n’è abbastanza, senza inutili forzature, per lo sviluppo coerente di quel movimento di opinione pubblica dentro e fuori la Chiesa che sostenga i membri e i responsabili delle istituzioni religiose nella difficile ma necessaria scelta di rispondere positivamente all’appello del Consiglio Comunale fiorentino. La giustizia richiede sempre rinunce, dice papa Ratzinger. Quale risveglio di “forze spirituali” in favore della giustizia produrrebbe la rinuncia delle istituzioni religiose al profitto che la finanziaria consente loro esentandole dal pagamento dell’Ici!