“Se anche Monsignor Kasteel crede che in Italia il 90% dei contribuenti scelga la Chiesa è urgentissimo che lo Stato faccia una campagna di informazione su come funziona in realtà l’otto per mille. Avevamo chiesto l’anno scorso, in sede di legge finanziaria, che lo Stato utilizzasse il 10% delle proprie entrate derivanti dall’otto per mille per informare sul funzionamento della famigerata legge: governo contrario, parlamento contrario. Oggi, come e se non più di ieri, è necessario rivedere la legge sull’otto per mille attribuendo ai soggetti la quota che ne deriva dalle scelte espresse, lasciando alla fiscalità generale la quota derivante dalle mancate scelte.
Ma quello che lascia interdetti è l’affermazione secondo la quale le esenzioni fiscali alla Chiesa cattolica, contestate dall’Unione europea, sono “materia da regolare bilateralmente”. La contestazione dell’Ue arriva dopo una serie di denunce che abbiamo presentato con il fiscalista Dott. Carlo Pontesilli e l’avvocato Alessandro Nucara presso la Commissione europea e la violazione è netta. Non c’è nulla da trattare: la Repubblica italiana deve cancellare le leggi (non c’è solo l’ICI) che prevedono esenzioni e quant’altro che sono in violazione delle direttive europee sulla concorrenza e chi ha beneficiato di questi privilegi deve restituirli.
Privilegio dei privilegi è però quello di scorazzare impunemente sui mercati finanziari internazionali. Su questo sarebbe stato opportuno che Monsignor Kassel dicesse una parola.
Ma non l’ha fatto, si è limitato a rincorrere l’attualità alla quale li abbiamo inchiodati.
Al punto che ha “recapitato” alla Repubblica italiana la proposta unilaterale di disponibilità a rivedere il Concordato. Proposta che è inadeguata. Infatti, fino a quando continuerà a persistere nell’ordinamento costituzionale l’articolo 7, che discrimina positivamente la Chiesa cattolica, continueranno ad essere giustificate tutte le nefandezze legislative approvate in oltre sessant’anni dai diversi Governi e parlamenti. Ma noi continueremo a denunciarle alla commissione europea che imporrà all’Italia di cancellarle. Un gioco dell’oca truccato e dispendioso in cui gli unici a pagare sono i contribuenti italiani.”