RADICALI ROMA

Gay e lesbiche contro Bertinotti: “Fausto sui PACS dovevi rompere”

  Lei si chiama Helena Velena, indossa collant rotti, reggicalze, minigonna, piumino leopardato, sfoggia treccine nere e qualcuna viola. E’ la prima iscritta a parlare in questa assemblea che Fausto Bertinotti ha voluto con i rappresentanti del Movimento G.L.B.T.Q., che sta per “gay, lesbiche, bisex, transex e queer”, per chiarire il compromesso sulle unioni di fatto ma non sui PACS, nel programma dell’Unione. Una mediazione indigesta per la sinistra più radicale che sta provocando qualche transfuga verso la Rosa nel Pugno e una campagna di “boicottaggio” della Margherita, “organo della CEI”. Melena Velena punta un frustino di plastica viola sulla spalla del segretario seduto tra Titti De Simone e Vladimir Luxuria e va diritta alla questione: “Dopo otto anni siamo solo a un elenco di promesse, Fausto: sei Bettino versione 2006, potevi decidere: o ci date i PACS o vi faccio perdere le elezioni. Invece hai deciso di andare al governo e di fare una politica centrista”. Per tutto questo, “i nostri due milioni di voti andranno da un’altra parte”. La Rosa nel Pugno, ad esempio, “fosse anche solo per protesta”. Qualche intervento dopo, non è da meno Imma Battaglia, leader delle lesbiche: “Sbattere la porta in faccia all’Unione per noi sarebbe stata una questione di coerenza. Come ha fatto la Rosa nel Pugno”.
 
Il faccia a faccia tra Bertinotti e i leader dei Movimenti glbtq diventa tre ore di processo al segretario di Rifondazione che rivendica quelle tre righe del programma in cui si dice che “per connotare le unioni è decisivo il genere e non è rilevante l’orientamento sessuale”. Per Bertinotti è un compromesso “doloroso perché segna dei passi indietro ma al tempo stesso è attivo e dinamico, il punto di partenza per una nuova evoluzione”. Meglio quelle tre righe e star dentro che nulla.
 
Vladimir Luxuria raccoglie complimenti e qualche rimprovero (“ti sei svenduta”). Il candidato tranfender, che sa già rispettare tempi e modi di un parlamentare, appoggia il programma perché “quello che abbiamo ottenuto è forse poco ma è sempre qualcosa ed il nostro punto di partenza per il resto”. Quando non viene processato, Bertinotti viene messo sotto esame. “Va bene essere pragmatici, ma bisogna anche essere operativi”, lo punzecchia Rossana del circolo Mario Mieli, “per restare dentro il programma avete spostato l’ottica della coppia agli individui., Significa che potò passare la bolletta dell’ACEA alla mia compagna ma che la casa resta alla mamma?”.
 
Bertinotti vuole “con i Movimenti un rapporto critico ma non baro”, e rivendica “l’importanza del gradualismo che non è pratica esclusiva dei riformisti ma anche dei rivoluzionari”. L’obiettivo è uno solo: “Il patto con Prodi deve reggere perché io non faccio tornare al governo Berlusconi”. E’ provocato da chi fa l’occhilino alla Rosa nel Pugno, alla fine sbotta: “Non c’è coerenza in chi non discute fino in fondo e alza la bandiera per quattro voti in più e poi però appoggia la coalizione”.