Mastella riforma la controriforma Castelli sull’ordinamento giudiziario. All’insegna di una conquistata certezza politica. Che dopo il Consiglio dei ministri il guardasigilli sintetizza cosi: «È stata per anni una materia incandescente per la dura e netta contrapposizione tra magistratura e politica. Ormai il clima è diverso. È stata deposta l’ascia di guerra. Nella mia riforma non ci saranno più né interferenze né incursioni contro l’indipendenza della magistratura». Il sottosegretario diellino alla Presidenza Enrico Letta annuncia «un testo equilibrato che ripristina un circolo virtuoso tra poteri dello Stato». Accesso in magistratura più severo; verifiche della professionalità ogni quattro anni con la conseguenza che chi non viene giudicato idoneo si vede bloccare lo stipendio o, dopo due verifiche negative, incappa nell’espulsione; netta distinzione delle funzioni tra giudice e pm, ma senza la separazione delle carriere. Sono questi alcuni dei punti qualificanti del ddl che si oppone a quella che le toghe avevano ribattezzato la “controriforma” dell’ordinamento del 1941 fatta da Berlusconi.
Mastella è soddisfatto anche se ha dovuto affrontare una mezza bufera.
Questa volta non è stato il leader dell’Idv Antonio Di Pietro a mettersi per traverso, ma la titolare delle Politiche europee Emma Bonino che, con dura requisitoria, ha cercato di far recedere Mastella da una distinzione delle funzioni tra giudice e pm considerata troppo morbida e quindi «inaccettabile». Alla fine la Bonino, come ha dichiarato subito a Radio Radicale, ha pronunciato «il suo primo no» da quando è nato il governo Prodi. A ruota l’hanno seguita i socialisti di Enrico Boselli che hanno promesso «una dura battaglia parlamentare» e hanno presentato subito alla Camera un progetto alternativo sostenendo che «se l’Italia non prevede la separazione delle carriere è fuori dall’Europa». Ma il guardasigilli ha ricondotto il dissenso alla «posizione particolare» che la Rosa nel pugno ha sulla giustizia. Nessun reazione sulle altre rimostranze che pure ci sono state. Di Pietro, che aveva già incassato molte correzioni al testo fatte dopo le proteste di due settimane fa, ha contestato un’innovazione che il vicepremier diellino Francesco Rutelli voleva introdurre sui poteri del ministro della Giustizia nel riassetto degli uffici giudiziari. La procedura abituale che prevede la decisione del Csm e il successivo “concerto” del guardasigilli veniva sbilanciata con un ministro che si limitava a «sentire» il Csm. A Di Pietro si è associato il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrerò. Ma pure il Verde Alfonso Pecoraro Scanio ha parlato di «future modifiche». Battaglia sulla Cirielli: Di Pietro “sfida” Mastella e vuole «abrogata in 15 giorni» la prescrizione breve. Mastella replica: «Nuova legge in fretta. Ritardo solo in attesa della Consulta».
A dieci mesi dall’insediamento in via Arenula, e dopo aver portato il testo a palazzo Chigi da molte settimane, il ministro della Giustizia spunta un passaggio importante e guarda al determinante appuntamento del 31 luglio quando scadrà la sospensione dell’ordinamento firmato dal leghista Roberto Castelli. È la data che i magistrati temono e che Mastella non deve superare. Per questo chiede «l’appoggio dell’opposizione e un giudizio sereno su un tema istituzionale che deve rivestire un carattere di neutralità». Ma dal centrodestra arriva una bordata di critiche con la piena sponsorizzazione della Bonino. Castelli parla di «spettacolo indegno di un governo diviso su tutto». Il responsabile Giustizia di Forza Italia Giuseppe Gargani critica «la mancanza di autonomia dalla magistratura e la subordinazione della politica e dei politici al potere giudiziario». Aggiunge che «neppure i magistrati speravano tanto». Giulia Bongiorno, appena scelta da Gianfranco Fini come responsabile Giustizia di An, vede «lo sgretolamento dei passi avanti fatti con la riforma Castelli». Anche Erminia Mazzoni dell’Udc accusa Mastella di aver compiuto un «chiaro passo indietro». Commenti positivi dalla maggioranza: per il diessino Massimo Brutti è «una buona base di partenza», per il diellino Lanfranco Tenaglia «un testo da migliorare ma attento ai principi costituzionali». Mastella quello che poteva fare Io ha fatto anche scontentando gli avvocati che subito, con le Camere penali, hanno annunciato tre giorni di sciopero tra il 21 e il 23 marzo con una manifestazione di protesta a Roma contro «l’involuzione dell’ordinamento». Nessun commento ufficiale dall’Anni che attende di vedere il testo.