RADICALI ROMA

Gli scandali siano occasioni di riforma, o dovremo dire: "Non è politica, è coma"

Dichiarazione di Alessandro Capriccioli, Segretario di Radicali Roma

La nuova esplosione dell’inchiesta Mafia Capitale, i nuovi arresti e la nuova ondata di indignazione che ne è seguita riportano alla mente quanto accadde qualche mese fa, allorché noi Radicali ci permettemmo di segnalare al Sindaco Marino che la crisi conseguente allo scandalo rappresentava un’occasione irripetibile per portare a termine le riforme strutturali che questa città aspetta da decenni.
Sintetizzammo quelle riforme in un appello di nove punti, cui aderirono personalità politiche autorevoli come Pietro Ichino, Luigi Manconi e Benedetto Della Vedova: messa a gara dei servizi pubblici, anagrafi contro la corruzione, superamento dei campi rom e avvio di percorsi di inclusione, co-working civico invece degli immobili regalati agli “amici degli amici”, riconversione della seconda tratta della metro C in progetti di metropolitana leggera, libertà di scelta nei servizi alla persona, piano strategico per il recupero delle grandi opere che preveda anche la conversione di progetti ormai superati, legalità nella gestione dell’emergenza abitativa, liberazione del litorale di Ostia dal “lungomuro”. Spiegammo il contenuto di quell’appello, punto per punto, anche al commissario del PD Romano Matteo Orfini: il quale sulla maggior parte dei temi si disse d’accordo con noi, mentre in relazione agli altri convenne sulla necessità di aprire un dibattito pubblico ampio e partecipato. Da allora, tuttavia, quell’appello, e con esso le riforme necessarie per il riscatto di Roma, è caduto quasi del tutto nel vuoto. Oggi, al secondo esplodere dell’inchiesta, ripetiamo quanto già detto nel suo momento iniziale: si tratta di un’occasione unica per riformare un sistema malato di clientelismo, illegalità e malaffare. Una seconda occasione, di quelle che la vita non concede a tutti. Ci auguriamo che il Sindaco Marino non voglia sciupare anche questa, che finalmente prenda in esame il nostro appello e la visione di città che è possibile leggerci dentro: altrimenti, parafrasando il suo slogan elettorale, ci troveremo a dover dire “Non è politica, è coma”. Sarebbe davvero un peccato.