RADICALI ROMA

"Gruppi di pressione? Il Vaticano di sicuro"

Onorevole Bonino, la Chiesa preme. “La famiglia mostra segni di cedimento sotto la pressione di lobby che hanno la capacità di incidere sui processi legislativi”, ha appena detto il Papa.
“Da che pulpito, viene da chiedersi”.

 

 

 

Perché?

 

“Le gerarchie ecclesiastiche di lobby e di potere sì che se ne intendono, questo è certo. Lo esercitano con un fuoco sparato in tutte le occasioni e in tutti i modi. Mi sembra una teoria balzana. Quali sarebbero poi queste lobby?”.

 

 

 

Secondo lei?

 

“Io non ne conosco. Conosco dei cittadini che anzi fanno fatica a organizzarsi, credenti o non credenti che siano, per esprimere per lo meno la libertà delle loro scelte, visto che il perno della religione cattolica dovrebbe essere il libero arbitrio. Quelle che conosciamo sono caso mai le lobby vaticane”.

 

 

 

E i gruppi gay, non sono lobby?

 

“D’accordo (ride). Ma mi sembrano limpidi, pubblici, trasparenti, non proprio potentissimo, fino a prova contraria. Mi sembra veramente un’idea bizzarra”.

 

 

 

Resta il fatto che la legge sui Dico preoccupa le gerarchie ecclesiastiche. Il cardinale Poletto parla di “disgregazione imperante”, il cardinal Caffarra di “capolinea, verso cui si sta marciando”, anche se il cardinal Martini appare molto più equilibrato e dice che la famiglia “più che difesa, va promossa e valorizzata”.

 

“A me impressionano molto due cose. La prima è questa ossessione pervasiva, questa ingerenza che avviene, alla faccia del Concordato, solo e soltanto sul territorio italiano. Non ho visto quest’ira di Dio in Spagna, durante il dibattito sui Pacs, non lo vedo in Fiandra dove coi cattolici nella maggioranza hanno fatto leggi sull’eutanasia, Pacs e quant’altro”.

 

 

 

Invero la Chiesa si è impegnata anche in Portogallo, nel recente referendum sull’aborto. La seconda cosa che la impressiona?

 

“Questa grande arroganza e chiusura della Chiesa mi pare – sarò strana – un enorme segno di debolezza”.

 

 

 

Perché?

 

“Questa Chiesa così arroccata, che non ha quasi più nulla a che vedere con quella del Concilio Vaticano II che si apriva all’evoluzione della società, mi sembra una Chiesa passatista, debole, appunto. Una Chiesa che parla ai politici come se non riuscisse più a parlare ai credenti. Se questa non è ingerenza ossessiva, puntuta, giornaliera nelle faccende politiche – sottolineo, politiche – del Paese, mi si faccia un esempio di cos’è un’ingerenza. E’ chiaro che se il Concordato lo violano loro ogni giorno, tanto vale abrogarlo. A di là di questo…”.

 

 

 

Dica.

 

“Mi sembra anche il segno di una Chiesa classista”.

 

 

 

Classista?

 

“Sì, perché i ricchi e i benestanti alla fine non hanno bisogno né della reversibilità della pensione, né dei Pacs, né della procreazione assistita che si vanno tranquillamente a fare all’estero. Ho l’impressione che, lo vogliano o no, invece di essere la Chiesa dei deboli, finisca per essere contro i deboli. Con un’ossessione omofobica molto accentuata, per giunta”.

 

 

 

Omofobica?

 

“Proprio oggi leggevo il cattolicissimo Giuseppe De Rita, che sostiene che la Chiesa, quella per del vertice per lo meno, deve risolvere il suo rapporto con i gay, ai quali non parla. E che dire del divieto di entrare in Chiesa a Welby, mentre vedi fior fiore di cardinali schierati al funerale di Pinochet o di qualche altro dittatore? Mi sembra una Chiesa arrogante perché debole. Da laica, mi arrabbio”.

 

 

 

Mentre la Chiesa attacca, la legge sui Dico approda in Senato in settimana: come la vede?

 

“Non è bellissima ma è il meglio che si poteva ottenere. Riconosco che Bindi e Pollastrini hanno fatto un lavoro eccellente per trovare un compromesso e dò atto ai cattolici della Margherita che sono riusciti a isolare Rutelli. Ma ora se questo stillicidio della Chiesa continua e non c’è una reazione forte da parte della società civile, temo che finirà per arenarsi”.