RADICALI ROMA

I cattolici ritrovano l’unità, Rosa nel pugno sott’accusa

I cattolici ritrovano l’unità in politica. E la Rosa nel pugno finisce sotto’accusa. Si potrebbero riassumere così le reazioni all’escalation di minacce e intimidazioni rivolte al presidente della Cei, mondignor Angelo Bagnasco. Reazioni più dure rispetto al solito visto anche che la busta contenente una foto del presidente della Cei con sopra una svastica e una pallottola viene recapitata in curia a Genova il giorno dopo le polemiche sul «contro-Family Day» della Rosa nel Pugno il 12 maggio a Piazza Navona.

 

 

 

La solidarietà a Bagnasco è unanime soprattutto per il fronte cattolico. A partire dal premier Romano Prodi che ha telefonato (ma invano, non ci ha parlato perché Bagnasco stava celebrando una messa) al presidente della Cei per manifestargli la sua vicinanza. «Sono atti di stupidità – dice il Professore – e di intimidazione che non devono essere tollerati». Mentre Pier Ferdinando Casini è certo che la «Chiesa italiana non si lascerà intimidire» e il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti, parla di una minaccia «ignobile».

 

 

 

Cattolici del centrodestra e del centrosinistra dunque si ritrovano in una grande alleanza che sembrava impossibile. Attacca Alleanza nazionale: «Da circa un mese monsignor Bagnasco è oggetto di continue e gravi minacce, dagli insulti ai proiettili recapitati a mezzo posta – dichiara il portavoce Andrea Ronchi -. Denunciamo al ministro dell’Interno Amato con grande preoccupazione questo clima di intimidazione che, ne siamo sicuri, non impedirà a Sua Eccellenza di continuare con determinazione la sua opera pastorale, ma che comunque rappresenta un rischio reale per l’agibilità democratica del Paese». «Ci auguriamo – aggiunge Ronchi – che le forze dell’ordine dipanino al più presto la vicenda al fine di dare un volto e un nome agli autori di queste ignobili intimidazioni ed esprimiamo piena solidarietà a monsignor Bagnasco per le sgradite attenzioni di cui è oggetto».

 

 

 

E se il centrodestra non è morbido, anche nel centrosinistra, si chiede fermezza: «Guai a dare spazio a certi gesti, guai a sottovalutarli», dice il vicepremier Francesco Rutelli. E c’è chi va all’attacco del clima di scontro laici-cattolici che si sta creando anche in vista del 12 maggio. A partire dal ministro guardasigilli, Clemente Mastella. «Siamo di fronte – attacca il leader dell’Udeur – a un elemento di ideologismo e a un laicismo fortemente esasperato. Si tratta di gesti che non sono comprensibili e vanno consegnati alla più bieca idea anticlericale che esiste da anni nel nostro Paese». E anche i senatori teodem Luigi Bobba e Paola Binetti vanno giù duri. «L’aggressione alla Chiesa italiana – puntualizzano – nella persona del suo presidente non è assolutamente giustificabile. Eppure alcuni leader politici lo hanno fatto, ignorando la molteplicità di iniziative di servizio al Paese che scaturiscono dalla sua generosità e dalla sua costante solidarietà nei confronti dei più deboli».

 

 

 

Ma non manca chi, tra i cattolici a destra come a sinistra, se la prende con il clima di «esasperato laicismo» che fa da contorno a questi episodi e chiede una condanna «senza se e senza ma» dell’accaduto. Un po’ tutto il centrodestra è su queste posizioni con Forza Italia che accusa l’Unione di piangere «lacrime di coccodrillo» e chiede (con Maria Burani Procaccini) che «il governo cacci i collusi con i violenti». Anche per il senatore del Carroccio Roberto Calderoli ritiene che «deve fare mea culpa chi minimizza» e considera i colpevoli «compagni che sbagliano».

 

 

 

Socialisti e radicali, però, non ci stanno. «Si arriva addirittura – attacca con il capogruppo alla Camera, Roberto Villetti – a mettere sotto accusa la Rosa nel Pugno e la decisione di ricordare l’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio con una manifestazione a Piazza Navona il 12 maggio, perché così si creerebbe il clima favorevole a simili allucinanti gesta. Questo approccio è riprovevole ed assurdo». L’ex segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, è più netto e spiega che l’«episodio e da condannare» e anche il clima in cui è avvvenuto «è un clima brutto.

 

 

 

Tacciono Rifondazione comunista e Comunisti italiani. Ma nella sinistra radicale, c’è chi a restare zitto non ci sta: «Esprimo tutta la mia solidarietà a monsignor Angelo Bagnasco per il vile gesto di cui è stato vittima», dice Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi.