L‘ascesa, non travolgente ma costante, della Rosa nel pugno nei sondaggi pre-elettorali impensierisce i Democratici di sinistra che temono il voto disgiunto tra Camera e Senato. Non è un caso che all’assemblea dei segretari di federazione di martedì scorso, due autorevoli dirigenti della Quercia, Marina Sereni e Gianni Cuperlo, abbiano ammonito gli interlocutori a non lasciare il tema della laicità e la difesa dei diritti civili «a formazioni minori».
Ha detto la Sereni: «Possiamo e dobbiamo caratterizzarci come una forza che interpreterà la spinta alla laicità dello Stato in maniera moderna dentro un impianto che scommette sulle libertà individuali e sulle responsabilità, sulla possibilità di far convivere più scelte etiche e più culture». Cuperlo, a sua volta, ha addirittura ipotizzato il rischio del voto disgiunto. «C’è un elettorato di opinione, colto e socialmente benestante, concentrato in gran parte al centro e al Nord – ha detto – che, in polemica con alcune posizioni assunte negli ultimi mesi dal leader della Margherita, potrebbe scegliere di votare in modo distinto tra la Camera, dove ci presentiamo con la lista Ulivo, e il Senato».
Siamo in campagna elettorale e la competitività all’interno dell’alleanza di centro-sinistra tra la Rosa e la Quercia è inevitabile. Potrebbe anche produrre il positivo risultato di ricollocare il tema della laicità dello Stato e dei diritti civili al centro del dibattito politico. Di questo tanto i radical-socialisti che i diessini che sono stati in prima linea in queste battaglie non avranno che da rallegrarsi. Non si può dimenticare che Piero Fassino (l’unico segretario del centro-sinistra ad essere presente al momento della nascita del nuovo soggetto politico radical socialista ma altrettanto fermo ieri nel dire no ad approdi anticlericali) si è trovato a condurre la battaglia referendaria sulla procreazione assistita a fianco dei dirigenti radicali.
Piuttosto il problema dei rapporti tra i Ds e i radical socialisti si riproporrà all’indomani delle elezioni quando si tratterà di metter mano alla riorganizzazione interna del centro-sinistra e, in particolare, della sinisra quando in primo piano sarà la costruzione del nuovo partito democratico. Qui c’è da porsi questa domanda: è possibile per i Ds arrivare a costruire il nuovo partito assieme alla Margherita ignorando o sottovalutando i temi della laicità dello Stato e dei diritti civili? Il tutto, avendo in Parlamento una forza politica, come la Rosa nel pugno, che è nata proprio per sostenere quelle priorità, nel segno del richiamo a Fortuna, Blair e Zapatero? Può insomma Fassino mettersi d’accordo con Rutelli ignorando i temi di Boselli e Capezzone? Certamente no. Almeno a giudicare dalle preoccupazioni espresse da Cuperlo e Sereni.
Ecco quindi che il confronto postelettorale tra i partiti che sono il nucleo riformista e riformatore del l’Unione non potrà escludere la Rosa nel pugno. E bisognerà vedere quale sarà l’atteggiamento della Margherita e soprattutto del suo leader Francesco Rutelli. Se si collocherà, come è avvenuto in occasione del referendum dello scorso anno, in forte sintonia con la posizione delle gerarchie ecclesiastiche. O se, invece, preferirà collocarsi nel solco della tradizione di quei cattolici democratici che, anche nella Dc, sapevano tener tra loro separate le cose di Cesare e quelle di Dio.